Tecnologia e impres, Pigliaru: “Sardegna punta su innovazione e istruzione”

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PULA. Innovazione, cambiamento, futuro che è già presente. Si è ragionato intorno a questi temi, oggi nella sala del Forte Village a Santa Margherita di Pula, alla convention del network HRC, opportunità importante per presentare la Sardegna di oggi e le sue potenzialità a centinaia di aziende italiane e internazionali. Intervistato dal direttore di Panorama Giorgio Mulè, il presidente Pigliaru ha raccontato“il caso Sardegna”, una straordinaria storia di innovazione che comincia dagli anni ‘80 con la nascita del Crs4 e la grande avventura di internet, da Video Online a Tiscali sino all”attualità del Contamination Lab dell’Università, con la creazione di un tessuto del tutto particolare e la crescita di professionalità eccellenti. “Da isola, siamo consapevoli che esportare digitale è particolarmente facile perché in questo caso la geografia conta poco. Perciò crediamo sia molto importante puntare in questa direzione e sostenere le nuove imprese che investono competenze ed energie”, ha detto Francesco Pigliaru, ricordando che la Sardegna è seconda dopo la Lombardia per gli investimenti in venture capital, “dato ancora più clamoroso se messo in relazione con il numero degli abitanti. E stiamo parlando di cose molto concrete – ha proseguito il presidente Pigliaru – perché la tecnologia è la miglior alleata dei settori tradizionali, a partire dall’agricoltura e l’agroalimentare, sia sul fronte della produzione che su quello dell’approccio ai grandi mercati. Ed essere competitivi dal punto di vista innovativo è essenziale per attrarre investitori seri, esattamente come stiamo facendo.” Altro punto sottolineato da Francesco Pigliaru è stata l’importanza dell’istruzione. “Per noi una priorità assoluta”, ha spiegato il presidente della Regione illustrando le linee e gli interventi messi in atto con il programma Iscol@, sia per l’edilizia scolastica, “che vogliamo sia efficiente e adeguata ai tempi”, che per la didattica. “Facciamo la nostra parte perché gli studenti, abituati alla tecnologia, non si sentano catapultati nell’Ottocento quando entrano in classe, ma al contrario ritrovino lo stesso linguaggio che utilizzano nel tempo libero. Dobbiamo combattere il male della dispersione scolastica – ha concluso Francesco Pigliaru – e questo è un modo immediato per farlo.”

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