Libertà di stampa: “Rari i politici per cui valga la pena scomodare una maiuscola”

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COMMENTO. Scribacchini asserviti, canidi di modesto lignaggio e meretrici: è la versione disinfettata – la bava alla bocca può trasmettere malattie – di “pennivendoli”, “sciacalli” e “puttane”. 

Scrivo da pochi mesi su un quotidiano, mentre sovente mi è capitato di farlo per altre situazioni. Questo recente razzolare nel pollaio dell’informazione mi ha però aiutato ad aprire gli occhi e, osservare la scena dal retrobottega, mi ha fatto capire quanto fossero superficiali e puerili alcune mie opinioni sulla stampa, invitandomi a riconsiderarle.

Mai, tuttavia, anche in precedenza, che mi fossi permesso di generalizzare. In questi giorni di polemica, c’è chi, tentando di affiorare dal pantano, afferma che esistono “giornalisti” e “Giornalisti”.

Come se nel mondo non si trovassero, che ne so, panettieri e Panettieri, medici e Medici oppure – ormai lo affermano anche i Giudici – carabinieri e Carabinieri. Sempre più rari, purtroppo, i politici per cui valga la pena scomodare una maiuscola. Ma ben più di minuscolo – direi misero e sconcertante – è invece chi, grazie al pretesto di qualche cattivo esempio, vorrebbe al rogo un’intera categoria.

MARCO CAZZANIGA

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