VILLACIDRO. Dopo l’alquanto discutibile acquisto di un sistema di videoriprese dal costo di oltre 50.000 euro, la giunta Cabriolu si appresta ad approvare un regolamento comunale che ha tutto il sapore della censura. Un tentativo neppure troppo celato di posare un pesante drappo sugli occhi della comunità mettendo sotto stretto controllo la registrazione e la diffusione dei consigli comunali. Evidentemente l’imbarazzo è tanto in piazza municipio e si tenta, con provvedimenti come questo, complici anche le limitazioni introdotte a causa del virus corona, di introdurre un ulteriore filtro visivo sui lavori consiliari. Probabilmente, poiché manca appena un anno alle prossime elezioni, si crede in questo modo di poter recuperare il terreno perduto e ricostruirsi un’immagine più decorosa dopo i numerosi pasticci e le figuracce talvolta clamorose che hanno contraddistinto il percorso amministrativo. A sua riprova vi è anche l’impossibilità a tutt’oggi di trovare in rete le immagini dell’ultimo consiglio comunale del 6 maggio svoltosi in videoconferenza.
La bozza del nuovo regolamento parla da sé e non ha necessità di troppe interpretazioni.[1] Gianluigi Deidda, direttore di Villacidro.info, la definisce “un vero e proprio attacco alla democrazia, un ulteriore e rozzo tentativo di mettere a tacere la stampa dopo la deplorevole vicenda del premio Ambrosoli la cui fondazione, a distanza di due anni, ancora non ha spiegato chi siano i giornalisti colpevoli di aver discriminatoriamente attaccato la sindaca. In quattro anni questa Giunta sta facendo peggio dei suoi trentennali predecessori”.
Le autorizzazioni dovranno essere richieste di volta in volta, né troppo in anticipo né troppo in ritardo; non ci sarà possibilità di collegarsi al sistema di registrazione audio, come è sempre avvenuto finora, e ancor meno di registrazione video, e sarà posto un limite al numero delle autorizzazioni. Ciliegina sulla torta, le autorizzazioni saranno a totale discrezione della sindaca, la quale, in caso di “mancato rispetto delle norme previste dal presente Regolamento”, potrà revocare immediatamente l’autorizzazione alla ripresa e/o negare il rilascio di autorizzazioni successive, tra queste norme il preciso divieto per “i soggetti autorizzati alle riprese audiovisive” di “esprimere opinioni o commenti durante le riprese.”
Un regolamento, come è ben evidente, col quale la sindaca si arroga tutto il potere di decidere chi sta dentro e chi sta fuori e in aperta violazione delle normative vigenti in materia di videoriprese consiliari e di tutela della privacy. E, per chi ancora avesse qualche dubbio, basta andare a leggere quanto riportato nel sito del garante della privacy (Garanteprivacy Privacy e giornalismo)[2], il quale inoltre consente le pubblicazioni anche ai blog e ai soggetti che non svolgono il lavoro di giornalista.
Questa scivolata in basso della giunta appare ancora più singolare se si tiene conto della presenza tra le sue fila di due funzionarie regionali, l’assessora ai servizi sociali Deidda e l’assessora al bilancio Pittau, le quali, a rigore, dovrebbero avere adeguata dimestichezza con le normative vigenti e – come la stessa Deidda ebbe a specificare nella seduta di insediamento del 16 giugno 2016, marcando bene le sue parole – dovrebbero prestare la massima attenzione al pieno rispetto delle leggi e dei regolamenti. E ancora maggiore attenzione ai diritti e alle libertà costituzionali dovrebbe dimostrare l’assessora Pittau alla luce del suo recente ingresso nel partito della radicale Emma Bonino.
Come la storia e anche l’esperienza recente ci insegnano, le conquiste democratiche sono conquiste per tutti, anche per chi le contrasta, mentre le prevaricazioni, i privilegi, i provvedimenti ingiusti, la soppressione dei diritti aventi lo scopo di trarre vantaggio personale sono alquanto pericolosi potendo accadere, infatti, di ritrovarsi un giorno neanche tanto lontano dall’altra parte del fronte, ovvero dalla parte delle vittime, di chi le decisioni le subisce, e perciò di pagare le conseguenze delle proprie azioni. Ed è perciò strano vedere persone come l’assessora Pittau e l’assessore Ecca svolgere il ruolo di censori. Loro sanno cosa vuol dire subire le ingerenze della maggioranza, evidentemente le loro battaglie, durante gli anni trascorsi all’opposizione, erano di facciata, un gioco delle parti. Era la difesa dei diritti proforma, di chi recita un ruolo in attesa di saltare il fossato.
Il primo regolamento per le videoriprese del comune di Villacidro è datato 30 settembre 2011, all’epoca ero consigliere comunale di minoranza e capogruppo consiliare. Le elezioni si erano concluse appena qualche mese prima e l’insediamento avvenne ai primi di giugno. Quella per le videoriprese fu una delle prime battaglie promosse dal mio gruppo per portare le immagini dei consigli comunali fuori dall’aula e renderle visibili a tutti. La sindaca Teresa Pani e la sua maggioranza opposero una certa resistenza all’accesso delle videocamere in aula: di fatto, nonostante si tratti di un provvedimento tutto sommato recente, questa per Villacidro rappresentava una novità importante e probabilmente c’era il timore di non poter gestire la comunicazione adeguatamente o che qualcosa comprensibilmente potesse sfuggire di mano. Nonostante la legge in materia, relativamente alle riprese dei consigli comunali e al trattamento dei dati personali, non ponesse e non ponga divieti particolari, essendo appunto le sedute consiliari pubbliche, si concordò di elaborare un regolamento apposito.
L’approvazione tutto sommato avvenne abbastanza celermente anche se con una forte contestazione per il vincolo posto all’art. 4, col quale si autorizzavano a videoriprendere esclusivamente gli organi di informazione regolarmente registrati presso il Tribunale Territoriale Competente.
In tutti i casi, fu quello un momento molto importante per la comunità e son convinto per la stessa maggioranza. Una conquista di democrazia. Oggi grazie a villacidro.info esiste un ricco archivio di immagini disponibile gratuitamente sullo stesso sito e sul canale youtube. Migliaia di persone, non esclusivamente villacidresi, tante delle quali mai avevano prima neppure assistito ad una seduta consiliare, hanno finalmente potuto cimentarsi con la politica, vedere come si svolge un consiglio comunale, entrare nel merito del suo funzionamento e conoscere più da vicino i rappresentanti istituzionali. Da lì in poi la sostanza di consiglieri, assessori e sindaca si è potuta misurare anche attraverso le immagini delle sedute consiliari.
Il valore delle videoriprese è dato anche dall’alto numero di persone che seguono i consigli comunali, diventati nel corso del tempo veri e propri appuntamenti immancabili. Chi non può in diretta li rivede in differita, spesso anche a puntate. Spesso è capitato di sentire persone fare riferimento a precisi episodi e addirittura a momenti precisi dei dibattiti a evidenza dell’attenzione posta per questi momenti diventati speciali. Tanti sono i villacidresi in giro per il mondo ai quali si è aperta una nuova finestra sul loro paese, e le sedute consiliari sono diventate per tutti occasione di conoscenza di tematiche altrimenti ignote o ritenute marginali. E a dispetto di quanto si potrebbe credere, le videoriprese hanno stimolato l’attenzione generale, infatti, le presenze in aula sono cresciute col tempo, con dei picchi in occasione di discussioni di rilievo. Io stesso sono solito riguardare i consigli comunali, recenti e meno recenti, per riascoltare le parole mie e altrui, le tante sfuggite durante lunghe sedute durate ore, nei momenti concitati, per vedere le espressioni dei nostri visi, cogliere aspetti particolari sfuggiti o impossibili da rilevare in quelle occasioni, per riflettere, ricordare e imparare.
I dibattiti e gli scontri talvolta accesi hanno il merito di dipingere i numerosi, svariati e colorati tasselli che compongono la nostra comunità, il nostro tessuto sociale, il territorio nel quale viviamo. Quelle immagini raccontano un po’ della nostra storia, di come siamo fatti, la nostra visione del mondo. Gli argomenti portati in aula, le interrogazioni, il valore dato ai singoli temi, le posizioni politiche rappresentate, se da una parte delineano il profilo dei singoli consiglieri o dei gruppi politici, dall’altra offrono uno spaccato della nostra società, ne descrivono il profilo, il carattere, i suoi interessi, le mode, le sue passioni, i timori, il suo evolversi nel corso del tempo. Dentro le aule si porta anche la voce di chi sta fuori, i diversi punti di vista, non solo quando li si rappresenta ma anche e soprattutto quando li si contesta.
Quelle voci e quelle immagini rappresentano frammenti del nostro vissuto singolo e collettivo, e quando fra molto tempo altri le potranno riguardare, nostri nipoti e pronipoti, avranno la possibilità di conoscere qualcosa del loro passato e di come è stato costruito il mondo lasciatogli in eredità.
Solo chi ha una visione ristretta del mondo e della propria esistenza, chi è concentrato sul proprio ombelico e guarda avanti solo per scorgere il proprio riflesso, chi sfoglia i giornali o osserva i notiziari alla sola ricerca del proprio nome o della propria immagine senza badare alla sostanza, non è in grado di comprendere questi aspetti fondamentali.
Per l’approvazione del regolamento delle videoriprese tutta la minoranza portò avanti un’azione congiunta e assunse una posizione praticamente compatta. All’epoca i gruppi di minoranza erano tre, oltre al mio, gli altri due erano rappresentati da Marco Leo e Gessica Pittau, e Giuseppe Ecca faceva parte del gruppo di Marco Leo.
Il loro cambio di rotta perciò risulterebbe oltre che incomprensibile senza dubbio imbarazzante e immotivato se non da ragioni che poco hanno a che fare con l’interesse collettivo.
Il nuovo regolamento è un passo indietro che non dobbiamo permettere, un inaccettabile tentativo di costruire una barriera di comunicazione tra noi e la maggioranza. Un muro con una porta di passaggio delle cui chiavi l’unica posseditrice vuole essere la sindaca.
Ma non siamo tornati alle società feudali e ai signori che decidono sulla base dei propri umori, e questa maggioranza, come ha ripetutamente dato prova, si è fatta certo un’idea sbagliata di amministrazione, confondendo la cosa pubblica con la proprietà privata.
Il compito degli amministratori è migliorare la vita dei cittadini, non sicuramente renderla più complicata o piegarla ai propri desideri e alle proprie pulsioni.
Difendere la libertà delle videoriprese è un atto di responsabilità collettivo, a tutela dei cittadini di oggi e dei cittadini di domani.
Antonio Muscas
[1] L’articolo 2 così riporta: “I soggetti interessati dovranno presentare apposita istanza di autorizzazione […] almeno due giorni lavorativi (in caso di seduta ordinaria) oppure un giorno lavorativo (in caso di seduta straordinaria) prima della seduta del Consiglio Comunale (o altro evento) che si intende riprendere, comunicando al Sindaco i seguenti dati chiaramente evidenziati:
…
• finalità perseguite;
• indicazione completa del link/sito internet in cui sarà trasmessa la diretta streaming;
• indicazione completa del link/sito internet su cui sarà possibile rivedere la registrazione della trasmissione autorizzata, registrazione che dovrà essere visibile per almeno 30 giorni successivi alla data della registrazione;”
E ancora:
“Entro le ore 12.00 del giorno in cui si svolge il Consiglio Comunale (in caso di convocazione in ore postmeridiane) oppure entro le ore 18.00 del giorno precedente (in caso di convocazione in ore antimeridiane), il richiedente riceverà risposta, positiva o negativa, al recapito indicato nell’istanza.
“Le richieste di autorizzazione dovranno riguardare una singola seduta; esse non potranno essere presentate prima della pubblicazione all’Albo Pretorio della convocazione della seduta consiliare.”
Inoltre, “Il Comune fornirà esclusivamente, a titolo gratuito, il collegamento alla corrente elettrica.”
“Le riprese streaming concesse” poi “non potranno in nessun caso essere più di due in contemporanea, oltre a quella del Comune; nel caso di richieste superiori al limite fissato, farà fede l’ordine in cui le richieste sono state assunte al protocollo.”
Altre precisazioni sono riportate all’articolo 3: “I soggetti autorizzati alle riprese audiovisive devono procedere avendo cura di […] non esprimere opinioni o commenti durante le riprese.
“Non sono ammesse riprese e trasmissioni parziali eccezion fatta per le riprese svolte nell’esercizio del diritto di cronaca e all’informazione. Gli interventi devono essere trasmessi integralmente, chiaramente, senza commenti fuori campo né interruzioni. Non è consentita la messa in onda delle sole discussioni contemplate all’art. 30 del Regolamento di funzionamento del Consiglio Comunale (ovvero interrogazioni e mozioni dei consiglieri comunali ndr) […] qualora queste siano slegate dalla discussione dei punti all’ordine del giorno.”
[2] “Gli articoli 10 e 38 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (d.lgs. n. 267 del 2000) garantiscono espressamente la pubblicità degli atti e delle sedute del consiglio comunale.
“La diffusione delle immagini delle sedute comunali da parte della televisione locale deve ritenersi in generale consentita, anche senza il consenso degli interessati, sulla base di quanto disposto dall’art 25 della legge 675 e dal Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica.
“Né d’altra parte può ritenersi precluso al giornalista di esprimere eventuali opinioni o commenti durante le riprese televisive, rappresentando anche tale facoltà una modalità di espressione del diritto di libertà di manifestazione del pensiero tutelato dall’art. 21 della Costituzione (al riguardo, si veda anche quanto previsto dall’art. 6, comma 3, del Codice deontologico sopra citato).”