Pili: voragine di 700 milioni di euro nei conti della Regione

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LA CORTE DEI CONTI NON PARIFICA IL BILANCIO 2017. TUTTI GLI ATTI TRASMESSI ALLE SEZIONI CENTRALE DI CONTROLLO DELLA CORTE DEI CONTI

“Una voragine di 700 milioni di euro omessa dai bilanci della Regione, coperture inesistenti nel bilancio, bocciata la parificazione e trasmissione di tutti gli atti al Presidente della Corte dei Conti per la gravità dei fatti rilevati. Ora se ne dovrà occupare direttamente le sezioni riunite centrali di Roma. La decisione della sezione di controllo per la Regione Sardegna della Corte dei Conti ha deciso di non dare il via libera alla parificazione del bilancio 2017 e nella delibera appena pubblicata emerge un quadro inquietante e spregiudicato dei conti pubblici della Regione Sardegna.

Un esame puntuale e severo che mette a nudo i tentativi della giunta regionale di nascondere ai bilanci della regione le voragini finanziarie create nella gestione della sanità sarda.

La sezione di controllo mette nero su bianco un peggioramento del disavanzo regionale di 680 milioni di euro rispetto ad analogo esercizio del 2016. Il peggioramento del risultato di amministrazione, secondo la Corte, è tutto da ascrivere ai debiti delle aziende del servizio sanitario regionale che ammontano complessivamente a 680 milioni di euro, di cui 297 del 2016, 117 per il 2017 e 266 per la mancata sterilizzazione degli ammortamenti.

Il tentativo maldestro di indicare tale debito solo a bilancio chiuso fa emergere la mancata copertura del debito stesso.

In pratica la Corte dei conti fa emergere una voragine finanziaria nascosta dai bilanci che lascia interdetti i Giudici proprio sul mancato rispetto dei principi contabili elementari e per i quali si configura una vera e propria omissione di dati economico-finanziari e contabili talmente rilevanti da impedire l’approvazione del rendiconto e la parificazione del bilancio.

A questo va aggiunto che la Corte dei conti fa rilevare una situazione fuori controllo della gestione della sanità in Sardegna nonostante la legge regionale numero 10 del 2006 avesse previsto che i bilanci di esercizio delle aziende sanitarie fossero sottoposti al controllo preventivo da parte della Regione.

Si tratta in questo caso di un’omissione totale di un fatto preventivo che avrebbe evitato l’accumularsi di un buco così imponente nei conti della Regione.

A questo si aggiunge che il ministero dell’economia e finanze ha fatto rilevare come fosse fatto obbligo alla Regione di un tempestivo ripiano dei disavanzi seguendone l’evoluzione anche attraverso i dati di monitoraggio trasmessi al ministero della salute.

In tale modo – ha fatto emergere il ministero – sarebbe stato possibile conoscere il disavanzo prima dell’approvazione definitiva dei bilanci di esercizio dell’azienda.

La Corte dei conti fa rilevare che, in pieno contrasto con la legge, i bilanci di esercizio del 2016 delle Asl sono stati approvati solo a fine giugno 2018.

Questa situazione la dice lunga sulla totale assenza di gestione trasparente corretta dei conti pubblici sanitari.

Emerge dalla delibera della Corte dei conti un altro elemento relativo al conto finanziario del bilancio 2017 da cui si evince che non era presente una corrispondente dotazione finanziaria rispetto al debito maturato.

La Corte dei conti fa rilevare che una corretta gestione del bilancio avrebbe richiesto la creazione di uno stanziamento in sede di previsione con l’attivazione di una manovra di riduzione della spesa o di aumento delle entrate per poterne fornire la copertura.

La “sentenza” della Corte dei conti è chiara: il debito riconosciuto in maniera postuma ha l’effetto di far emergere un disavanzo pregresso non censito sino ad allora nel bilancio finanziario della Regione, sprovvisto di una consistenza finanziaria in termini di copertura.

Tale gestione fa palesare, secondo i giudici, un contrasto con i principi contabili in quanto non trova riscontro in bilancio per i motivi richiamati e si risolve in un mero accantonamento esclusivamente contabile sprovvisto di copertura e privo di sostanza finanziaria.

Un’azione che, secondo la corte dei conti, sarebbe in contrasto con i principi contabili sia per quanto riguarda i fondi iscritti in bilancio che è per il suo equilibrio complessivo.

Per questa ragione la decisione finale è di gravità inaudita perché decide di non proporre l’approvazione e la parificazione del bilancio 2017 e rimanda tutti gli atti, in base alla legge 213 del 2012, alle sezioni riunite della Corte dei conti nazionale per le sue valutazioni in relazione al deferimento relativo al debito maturato con le perdite pregresse non ripianate nei bilanci 2016 e 2017.

Si tratta di una decisione gravissima che fa emergere non solo l’incapacità gestionale di questa giunta regionale ma mette in rilievo la spregiudicatezza con la quale si è gestita la sanità in Sardegna.

Aver nascosto una voragine di 700 milioni di euro, non aver provveduto al suo ripiano nell’esercizio corrispondente, prevedere un ulteriore indebitamento della Regione per il mancato controllo della spesa sanitaria significa aver messo ancora una volta la Regione in una condizione fallimentare sia sul piano politico che economico finanziario.

Il trio Pigliaru Paci e Arru si sono confermati fallimentari e spregiudicati. Se avessero un minimo di dignità si dimetterebbero per manifesta incapacità”. Lo ha detto poc’anzi il leader di UNIDOS Mauro Pili divulgando la decisione della Corte dei conti, sezione di controllo per la Sardegna, che ha deciso di non parificare il bilancio e di trasmettere tutti gli atti alle sezioni riunite della Corte dei conti di Roma.

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