Keller, la favola infinita

La Keller è come la cometa di Halley, ogni tanto ripassa sui nostri cieli. Puntuale e fedele alla sua orbita, il mese scorso dopo un oblio cosmico si è venuto a sapere che, forse, esiste la possibilità di rivedere aperta la fabbrica di treni, o perlomeno di venderla.

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UNA RIUNIONE DEI SINDACATI NEGLI UFFICI DELLA KELLER

Questa sarebbe naturalmente un’ottima notizia, la migliore che si possa annunciare in un territorio affamato di lavoro. Al momento però ci troviamo nella posizione di un astronomo che osserva una galassia, ma non può salirci sopra. Possiamo fare tutti i calcoli che vogliamo, possiamo ragionare sul perché non riusciamo ad arrivarci, ma è un dato fisico: non abbiamo i mezzi per raggiungerla. Allo stesso modo, è inutile raccontarci favole sulla Keller. La fabbrica è chiusa da diversi anni e, come tutte le cose ferme, invecchia ancora più velocemente. Seppure si trovasse un acquirente serio, e del ramo, prima di rivederla attiva passerebbe altro tempo. 

Intanto però ci sono un paio di cose sicure: lo stabilimento lavorava al restauro dei vagoni e alla costruzione di carrozze nuove. Peccato che nel frattempo non esista più il traghetto che da Golfo Aranci trasferiva i treni nella penisola e che sia naufragata pure la proposta di attrezzare il porto industriale di Oristano, o quello di Porto Torres, per far arrivare i vagoni da Villacidro su ferrovia in riva al mare. La Keller ormai ha fallito e viene quasi voglia di dare ragione a chi sostiene l’indicibile, che gli unici posti di lavoro garantiti sono le poltrone dei politici e dei sindacalisti. Intendiamoci, prima che qualcuno si senta toccato, sobbalzi sulla sedia, cada e si faccia davvero male: le carriere politiche e sindacali si fanno, volenti o nolenti, anche sulle disgrazie dei lavoratori, perché a volte neppure gli alti papaveri possono nulla in periodi di grave crisi.  

Ma tornando all’attualità, resta il fatto che il travagliato destino della Keller Elettromeccanica più che su un binario morto sembra procedere su una pista ad ostacoli. Durante l’ultimo Consiglio comunale della  Giunta Pani, giusto un mese fa, venne approvata la sdemanializzazione di un lotto della medesima fabbrica, sull’onda emotiva di una possibile vendita dello stabilimento: “Secondo quanto ebbero a dichiarare il sindaco e i rappresentanti dei lavoratori, questo passo si rendeva necessario per il possibile rilancio della Keller, essendoci due società interessate all’acquisizione”, ha illustrato Giancarlo Carboni, di Assemblea Permanente, dai banchi dell’opposizione in Comune, lunedì scorso.

E così anche l’allora minoranza, pur non sussistendo i caratteri di urgenza previsti dalla legge per l’approvazione di questa delibera, votarono a favore dello sgravio dagli usi civici per quella porzione di terreno. Ma pochi giorni fa “il Governo ha impugnato la legge regionale che disponeva la sdemanializzazione di nuove aree, sospendendo di fatto anche la delibera del Comune di Villacidro”, chiarisce Carboni. Per questo il rappresentante dell’attuale minoranza ha chiesto al sindaco di convocare un’apposita seduta consiliare aperta agli ex lavoratori Keller, ai sindacati, alla Regione e ai commissari fallimentari: “Vogliamo che questi ultimi, documenti alla mano, spieghino lo stato dell’arte del processo di vendita degli stabilimenti Keller e le reali prospettive di riapertura e di riassunzione del personale ora in mobilità”.

Anche il primo cittadino Marta Cabriolu si dichiara favorevole ad approfondire la questione: “Non sono pessimista per scelta, sul futuro della Keller. È la storia di questi ultimi anni a dimostrare che, finora, ogni sforzo non ha prodotto alcun risultato apprezzabile. Ma questo non significa che io non sia disposta a valutare qualsiasi iniziativa che possa realisticamente portare alla riapertura della nostra fabbrica, ne sarei anzi ben lieta. Siamo all’opera da pochi giorni, una volta risolto il problema principale che abbiamo tra le mani, il bilancio comunale,  convocheremo l’assemblea”.

Simone Nonnis

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