Silvestro Carboni: quando la manualità si sposa con l’arte

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Gli abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa della sua vita. Con grande semplicità e trasporto ci ha concesso questa “esclusiva”.

Silvestro Carboni è un personaggio molto noto a Villacidro. E’ sempre stato un gran lavoratore, avendo da sempre svolto l’attività di fabbro, ma non disdegna la cultura e l’arte. Ama la musica classica di cui possiede un vastissimo repertorio, si diletta di canto, la sua casa è ricolma di quadri , di libri, di fotografie. Gli abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa della sua vita.

«Sono nato a Samassi il 20 gennaio 1936. Sono venuto a Villacidro il 5 aprile del 1952 per apprendere il mestiere del fabbro. Dopo circa un anno trascorso in casa dell’artigiano Eugenio Trudu, fabbro ferraio, venivo contattato dai fratelli Trudu, Ulderico e Francesco, ai quali serviva un trattorista che sapesse anche lavorare come fabbro e quindi mi sono trasferito a casa loro per ben quattro anni. In quel tempo a Villacidro operava un certo Gino Cavani che aveva una bella officina con forgia, tornio e soprattutto saldatrici. In un’occasione che mi trovavo nell’officina per ritirare dei lavori che avevo eseguito per conto dei Trudu, c’erano nella forgia scalpelli d’aratro caldi, pronti ad essere lavorati per fare loro la punta. Essendo solo il Cavani che lavorava al tornio, io presi gli scalpelli e li ho lavorati a regola d’arte.

Il Cavani, quando ha visto il lavoro fatto, mi propose di venire da lui a lavorare come fabbro saldatore. Così trascorsi quasi due anni apprendendo l’arte di saldare e lavorare al tornio. Nel 1959 iniziavo l’avventura dell’artigiano in proprio. Dopo parecchi anni incominciavano i lavori alla SNIA VISCOSA dove ero incarico a svolgere lavori per l’impresa Ing. Morganti. Eravamo nel 1964. Circa dopo due anni mi sono sposato. Mi sono nati due figli. Sono poi approdato al cantiere della SARAS di Sarroch e lì ho lavorato 10 anni. Nel 1974 istituivo la società ciclistica UNIONE CICLISTICA VILLACIDRO e sono rimasto presidente per quindici anni. Negli anni ’80, riunendo parecchi artigiani locali, decidemmo di costituire una Fiera Artigianale permanente. Nel 1982 decido, consultando i miei 2 dipendenti, di formare una società. Iniziamo l’attività nella mia officina, in via Nazionale. Si decide di comprare un pezzo di terreno nella zona industriale di Villacidro..  Ne è venuta fuori una delle più belle officine del circondario, officina denominata “Officina Meccanica 3C”: Carpenteria metallica di Carboni, Cabriolu, Cuccu. Dopo 40 anni di artigiano arrivo alla pensione. Arriva l’anno 2000. Si parlava tanto di questo evento, così anch’io mi sono sentito in dovere di lasciare qualcosa di me. Decido di scrivere in ferro pieno il sonetto di Gabriele D’Annunzio, La Spendula.

Mi metto all’opera e incomincio dalla forgiatura delle lettere pensando di offrirla ai Villacidresi. Parlandone con l’Amministrazione del periodo dsi manifestò interesse e decisero dunque di piazzarla nello spiazzo antistante la cascata, a sinistra dell’attuale chiosco. Ma chissà per quali motivi non si è riusciti a piazzarla nel posto destinato. Avendo un pezzo di terreno in località Seddus, decido di posizionarla lì e decido anche di realizzare una scritta all’anno, dedicando il mio tempo di pensionato. Nel 2001 realizzo un brano tratto dal romanzo “Un pezzo di luna” di Giuseppe Dessì. Nel 2002 dedico un altro scritto a Efisio Cadoni. “Primavera dicembrina” è invece dedicata al prof. Dino Marchionni, pittore e insegnante. Nel 2003 venivo ricoverato in ospedale. Quando eravamo in sala operatoria feci una raccomandazione dicendo all’equipe che eseguiva l’intervento: «Signori, fatemi un buon lavoro, che quando guarisco vi immortalo con uno scritto in ferro battuto e così, dopo 4 mesi dall’intervento, nasce “Le colonne della speranza”, dedicata alla medicina e alla chirurgia.

Nel 2004, essendo un appassionato di musica, mi iscrivo alla scuola di musica bandistica e imparo a suonare il bombardino. Vengono fuori “Le quattro stagioni”, scritta col fraseggio del 1700. Nel 2005 scrivo il mio epitaffio, una delle opere più belle come forgiatura delle lettere. Arriviamo al 2006. Mio padre esercitava il mestiere del fabbro a Villacidro e nel 1923 emigrava, sempre da fabbro, a Samassi. Mio padre conobbe mia madre e si sposarono. Nacquero 2 figli, tra cui il sottoscritto. Decido di scrivere “Su ferreri e su messaiu”, in sardo. Nel 2007 riproduco sopra il cancello principale il Pentagramma musicale. La scritta è accompagnata dall’augurio alla Banda Musicale “Santa Cecilia” di Villacidro a tutti i componenti il Direttivo, ai maestri e agli alunni.

Un bel giorno di primavera del 2008 si fermava nella mia tenuta un pulmino pieno di turisti per leggere i miei scritti. Tra questi c’era un sacerdote che mi chiese come mai non ne avessi dedicato una alla religione. Risposi che non ci avevo pensato ma mi ripromettevo di farlo alla prima occasione. Per pura combinazione mi arrivò poco tempo dopo una cartolina da Arezzo, da parte di una mia amica professoressa. La cartolina riproduceva una preghiera di Madre Teresa di Calcutta, “Vivi la vita” che riprodussi sempre in ferro. Nel 2009 facevo il cancelletto che dà sulla strada per Samassi: sono applicati due quadri fusi in ghisa con l’insegna dell’ulivo.Nel 2010 scrivevo la “Virgo Fidelis”, preghiera del Carabiniere.

Spero che i lavori che ho eseguito stimolino altri artigiani a fare per lasciare qualcosa di bello e per segnare il loro passaggio in questo angolo di mondo, perché di molti lavoratori autonomi, famosi al loro tempo, oggi non si trova niente del loro passaggio come le figure del carrettiere, calzolaio, lattoniere, sellaio, armiere (che faceva le culatte dei fucili da caccia su misura). Fabbri non hanno lasciato serie di ferri per ferrare animali come i buoi. Non esiste un “trobasciu” , dove si legava l’animale per poterlo ferrare. Così come sono scomparsi i ferri di cavallo, mulo e asino. Spero che chi legge questo mio resoconto sia incentivato a lasciare qualcosa di suo per l’intera collettività».

A conclusione della sua lunga storia possiamo dire che Silvestro ha speso bene la sua esistenza. Ora non lavora più il ferro ma coltiva altri interessi: la lettura, la musica. E chissà che non riuscirà ancora a stupirci con la sua fertile fantasia e la sua passione per le cose belle. (gpm)

6 COMMENTI

  1. è un grande, io ho avuto modo di vedere il posizionamento della sua prima poesia all’orto di seddus, e lo ho sentito suonare sempre all’orto, ed era un piacere che mi alleviava le fatche del mio lavoro in campagna! quest’uomo dev’essere un esempio per gli artisti, e per chi ha l’arte dentro e fa un lavoro d’artigianato!

  2. Quel che servirebbe a Villacidro, sono persone che, come silvestro, facciano delle cose intelligenti e fuori dagli schemi, ma sono sicuro che fra un pò qualcuno lo copierà, almeno nelle scritte in ferro battuto,
    e Lui non se la prenderà, con la sua grande capacità di capire tutti…

  3. COMPLIMENTI signor SILVESTRO UN GRANDE ARTIGIANO,nel mestiere , e nella persona , un VILLACIDRESE, di grande personalità e grandissima umanità , ho avuto è ho ancora quando c’incontriamo ottimi rapporti da circa 35 anni, SILVESTRO tantissimi AUGURI e saluti MARCELLO.

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