Sergio Pibiri, l’ex sindacalista romanziere di Villacidro e opinionista de “La Gazzetta del Medio Campidano” torna in libreria con un nuovo romanzo “Pane e fichidindia” (Youcanprint Edizioni, maggio 2012, pag 476, euro 15,00).
Sergio Pibiri è nato a Villacidro il 9 dicembre del 1943. Fin dai primi anni del 1970 ha militato nella Cgil nei diversi livelli confederali. Ha collaborato per oltre trent’anni con numerosi periodici commentando le problematiche politiche e sociali. Dopo aver vinto il premio letterario nazionale “LiberEtà”, (Ferrara 2001) con la memoria storica di Francesco Ibba di Ardauli “Storie di emigrazione e di antifascismo” e ottenuto un lusinghiero successo con “Ostinati”, Mediatre Editore 2006, si è dedicato nuovamente alla narrativa scrivendo della sua Bonarangiu (Villacidro) degli anni Trenta. In Pane e fichidindia, romanzo storico di piacevole lettura, si sviluppano gli accadimenti che l’autore narra con dovizia di particolari, ma senza concedere al lettore alcuna distrazione, a iniziare dalle inquietudini di Bachis Pau e del parto doloroso della moglie Teresa Serra che diventa madre quando il fascismo reprimeva qualsiasi azione divergente dal regime. E’ in questo paese del Campidano della Sardegna meridionale che Bachis Pau gestisce il Montegranatico, coltiva una preziosa amicizia con il minatore di Montibecciu Peppino Ardau e affronta il periodo difficile con saggia prudenza: serbando nell’animo i valori della libertà e della democrazia e rinunciando ai tentativi lusinghieri di omologazione al sistema di potere controllato dal podestà e dai ricchi proprietari terrieri.
I due, nella rischiosa intraprendenza politica clandestina organizzano la Lega, organismo embrionale di un soggetto social/politico originale fra contadini e minatori. Tra gli avvenimenti sorprendenti della storia, Bachis Pau e Peppino Ardau sono vittime dei soprusi: il primo ordito da misteriosi mandanti che solo l’abilità e la tenacia dell’avvocato Ortu riesce a scoprire; il secondo della direzione mineraria di Montibecciu. Quantunque l’insidia dei delatori locali incuta paura, all’organizzazione clandestina (Lega) aderiscono un gruppo di contadini e alcuni intellettuali del paese che stanno a Cagliari. Nel ritmo che Sergio Pibiri imprime a fatti e personaggi con ruoli di grande importanza, come l’avvocato Libero Ortu e la studentessa universitaria Barbara Caria, i colpi di scena si susseguono creando la giusta suspense in tutti i sedici capitoli del romanzo, specialmente dopo che Bachis Pau è vittima dell’attentato notturno, in cui rischia di morire dissanguato. Dietro quell’attentato si celano gli interessi economici dei signorotti, in commistione con la politica. Da qui il teorema sostenuto in Tribunale dall’avvocato Libero Ortu, che attrae l’attenzione della stampa e preoccupa la gerarchia fascista provinciale.
Nel susseguirsi delle traversie, l’autore di Pane e fichidindia, non trascura per niente gli scenari della povertà del periodo, le bellezze della natura, la genuinità del cibo, le festività religiose. E così, tra la fine della guerra in Abissinia, la Campagna del grano, la seconda guerra mondiale, la liberazione dal nazifascismo, s’intercalano scene di miserie e povertà, soprusi e privilegi. Tuttavia il sentimento dell’amore tra Bachis e Teresa rimane al centro della storia. Così come contrastato da Valerio Ollastu, si sviluppa l’amore fra Barbara Caria e Libero Ortu. La rivelazione di come va a finire l’impresa della Lega sta nel finale sorprendente, giacché a guerra finita, i personaggi, dopo aver gioito per l’epilogo sperato, si accorgono che devono rincominciare la battaglia per acquisire una vera libertà.
Villacidro.info – 19 maggio 2012
Complimenti a Sg. Sergio,auguri per il suo nuovo libro.