CLAUDIA ARU: se l’elettronica sposa il folk e anche la causa indipendentista

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Una voce piena e potente, capace non solo di unire la forza della tradizione musicale sarda all’avanguardia delle nuove sonorità, ma anche di farsi sentire in altri contesti, quali la politica, il sociale, i diritti della Sardegna, la promozione della cultura locale.

Canto o attivismo, è sempre la forza della voce l’arma più affilata ed efficace di Claudia Aru, giovanissima cantante e attivista, co-fondatrice assieme a Frantziscu Medda del duo “Ben – tesoi ”, autore di musica elettronica combinata ad innesti tradizionali e folk. «Sono laureata in storia dell’arte all’Università di Bologna. Dopo la laurea ho scelto di prendere un master in “Ideazione Marketing e management degli eventi culturali “ a Roma, e poi di collezionare svariate esperienze in giro per il mondo perfezionando la mia conoscenza di spagnolo, catalano e inglese ». Braccia tatuate e sorriso luminoso, Claudia racconta la propria esperienza che l’ha portata a viaggiare per tutto il mondo, collezionando studi di lingua e di canto. «Ho vissuto tre anni a Barcellona, superando diversi esami di lingua catalana presso la “Universitat Autonoma de Barcelona”, poi ho studiato per un anno canto a New York, dove ho approfondito la mia conoscenza dell’inglese», racconta Claudia. «Nonostante il fermento culturale che ho avuto modo di incontrare, è stato proprio in questi contesti che ho sentito l’enorme bisogno di tornare in Sardegna. A Barcellona ho avuto la possibilità di confrontarmi per la prima volta con la volontà indipendentista della Catalogna», racconta la cantante. «Oltre a cantare con Bentesoi collaboro con l’etichetta “Nootempo” che lavora costantemente per cercare di dare spazio ai musicisti emergenti dell’Isola, e sono presidente di un’associazione culturale chiamata “Tempu Nou” che propone eventi culturali, incontri e dibattiti».

LA SVOLTA POLITICA Dal punto di vista dell’attivismo politico, Claudia è mossa da una spinta progressista, che l’ha portata, sin dal suo “rientro in patria”, a schierarsi con i sostenitori della causa indipendentista sarda, una realtà che Claudia Aru sente molto vicina, e di grande importanza anche per la Sardegna «È stato anche per dare un contributo alla causa dell’indipendentismo e del progressismo, che sogno per la mia terra, che ho deciso di tornare in Sardegna » dice, affermando con forza la sua personale crociata contro ogni tipo di regime e sudditanza. «Sogno una Sardegna indipendente, aperta al dialogo, protagonista finalmente della sua storia e artefice del suo destino », afferma Claudia, «che accolga chiunque voglia lavorare per accrescere il suo benessere, perché “Sardo è chi Sardo si sente”». A novembre Claudia si è schierata con le donne, affettuosamente ribattezzate “le sorelle ”, che diedero inizio allo sciopero della fame, durato 15 giorni, in un camper davanti alla sede della Regione in Viale Trento, per protestare contro le vessazioni di Equitalia e chiedere più sovranità per il popolo sardo. «Partecipo a tutte le lotte che condivido» dice, «come la protesta contro la tirannia di Equitalia e delle banche, che stanno uccidendo la piccola e media impresa in Sardegna e in tutta Italia. Schiero la mia voce dalla parte dei più deboli, perché sono loro la vera forza del mondo». Oltre che all’associazione “TempuNou”, la devozione alla causa politica l’ha portata a iniziare l’avventura di un blog, “Sa Matriota Sarda”, letto nel 2011 da oltre 50 mila persone. «Mi definisco internazionalmente sarda, amo tanto il pecorino quanto il sushi con wasabi, e sogno un confronto internazionale della Sardegna, dove essa possa esprimere appieno le proprie potenzialità ». Per ciò che riguarda la musica, Claudia è impegnata ora con un nuovo album solista, che uscirà per Natale. «A breve presenterò il primo singolo, e poi tornerò all’acustico e al rapporto diretto coi musicisti, che fa parte del mio passato e che si riallaccia alla “filosofia della decrescita» che sto studiando e cercando di applicare ultimamente», chiarisce Claudia. «Continuo comunque a lavorare con Bentesoi e con l’elettronica, che fa parte, e farà sempre parte, della mia vita».

Giuseppe Novella

Villacidro.info – 19 aprile 2012  –  Fonte: Sardegna Quotidiano

13 COMMENTI

  1. Essere internazionalmente Sardi: questa è una cosa che mi piace.
    Non so se Claudia sia un’eccezione fra gli indipendentisti, ma sicuramente non si chiude in uno stretto campanilismo, comune a molti sardi convinti che le cose sarde siano sempre le migliori. Se la visione degli indipendentisti è quella che non vede la nostra cultura e tutte le sue espressioni migliore delle altre, ma di pari dignità ed occasione di scambio e confronto costruttivo, non posso che apprezzare il movimento. Sicuramente abbiamo cose uniche nella nostra cultura, nel nostro ambiente, pertanto dobbiamo accrescere enormemente il modo di saperle gestirle localmente, difenderle e far si che il nostro territorio non venga svenduto in questa grossa contraddizione che viviamo, dove, all’opposto del campanilismo, si manifesta un’eccessiva disinvoltura nell’accettare in modo acritico la svendita del nostro territorio a chi ha grossi capitali e primariamente non può che fare i propri interessi. Dalla musica un grande insegnamento: la cultura non è qualcosa di statico, è viva ed in evoluzione, solo le cose morte non cambiano ed usare nuovi mezzi di espressione (l’elettronica) fa parte di questa evoluzione; questo è ciò che serve più in generale alla nostra società, tenendo presente che dobbiamo usare tutti i mezzi possibili (tecnici, scientifici, ecc) che la conoscenza ci offre senza confondergli con il fine ed adeguandoli e calandoli sapientemente nella nostra realtà, altrimenti è alto il rischio di fare delle brutte copie di ciò che può funzionare bene altrove, ma non consente di sviluppare le nostre tipicità.

  2. Condivido il pensiero di Mariano, Brava Claudia, mi piacerebbe un giorno vederti assessore alla cultura, sono sicuro che molte cose cambierebbero, a partire dal Premio Dessì. Questo paese non funziona perchè i ruoli tecnici vengono assegnati a persone poco competenti , per questo secondo me non funziona nulla. In bocca al lupo per tutto.

    • I ruoli tecnici non sono incarichi politici (l’assessore è un’incarico politico, e può essere assegnato anche a un non eletto) e un’assessore deve fare l’interesse collettivo legato al programma amministrativo presentato sotto elezioni e non portare avanti una causa (in questo caso l’indipendentismo). Magari la vedresti bene come presidente della fondazione Dessi (ch’è la fondazione che organizza il premio), anche tu come tanti, confondi il ruolo tecnico con l’incarico politico. Io non vorrei mai che al mio comune ci fosse un’assessore alla cultura “indipendentista”, diverso è se organizza un premio culturale…

      • sono daccordo con te bigfoot…e aggiungo a mariano,indipendentista equivale a seguire certe idee,e una persona che si dichiara indipendentista non può essere un’eccezione,ma deve essere a favore di quelle stesse idee(sbagliate secondo me).
        abbiamo già uno statuto speciale che in molti non sanno neanche che esista(che non usiamo se non in minima parte)…quella è la via,non delle idee chiuse…da indipendentisti.
        e concludo con una critica all’articolo…io lo chiamo minestrone…si parla di un nuovo album???ok,ben venga,sono contento per lei e lo ascolterei volentieri,ma mischiare la cosa con un discorso politico non ha niente a che vedere.poi se le sue canzoni,sono canzoni di protesta che narrano i disagi che colpiscono i sardi allora sarei anche daccordo.ma qui si parla di azioni che con la sua musica hanno poco a che fare;che sanno di pubblicità in campi che evidentemente la stessa ha intenzione di proseguire;e che per motivi a me ignoti,voi(villacidro info)continuate a pubblicizzare .

  3. Io invece vorrei proprio una Repubblica sarda indipendente, l’appellativo “indipendentista” tra virgolette mi fa sorridere…preferisci invece questi partiti SPA che ci hanno gettato nella miseria più nera? Io credo sia giunto il momento di cambiare e di risorgere da questo Medioevo e un movimento indipendentista moderno, aperto e strutturato, può essere la scelta giusta. Senza dubbio quella che farò alle prossime elezioni.

    • Una Lega Nord tutta sarda e di sinistra? Io non ci sto… L'”indipendentismo” è un obbiettivo irrealizzabile, ben diverso e puntare su una maggiore autonomia. Io sono più sardo di tanti “patrioti Sardi” che vivono in funzione di ragioni ideologiche slegatate da qualsivoglia ragionamento oggettivo.

  4. Ma lassa perdi chi no ses narendi nudda! S’indipendentismu forzisi ti poriri salvai is murandas, tuas de is parentis tus e de tottu sa Sardigna. Chi bolis essi Italiota ti cumbeniri pigai sa valigia e partiri. Seus morendi tottus po curpa de genti cummenti a tui. Bigfoot e amareggiato. Sa conca aundi da reneis?

    • Non so se Claudia sia un’eccezione fra gli indipendentisti, ma sicuramente non si chiude in uno stretto campanilismo, comune a molti sardi convinti che le cose sarde siano sempre le migliori. Se la visione degli indipendentisti è quella che non vede la nostra cultura e tutte le sue espressioni migliore delle altre, ma di pari dignità ed occasione di scambio e confronto costruttivo, non posso che apprezzare Cit. Mariano

      Vedi Mariano… Come volevasi dimostrare, la tua speranza si è subito infranta con la triste realtà.

  5. Il mio pensiero personale nei riguardi dell’indipendentismo è positivo. Il problema è un’altro, mi riferisco al lento ma imperterrito logorio delle nostra storia, le nostre tradizioni, causato da un sottile e inesorabile lavaggio del cervello che lentamente ci sta cambiando. Il progetto del Governo italiano nei confronti dei sardi è sempre stato quello di smembrare ogni cosa che potesse, in qualche modo, tenerci stretti al nostro essere sardi. Disuniti, invidiosi e incollati all’assistenzialismo che non arriva mai. Quanti movimenti indipendentisti si sono formati in questi anni? Pochi anni fa c’è stata la scissione del movimento, di cui tu fai ancora parte, più gettonato, e questo la dice lunga su i reali obiettivi dei sardi al potere, cioè continuare ad averlo, senza preoccuparsi di creare una forza coesa e indistruttibile, atta al raggiungimento dello scopo unico “l’indipendentismo”. Aprite gli occhi! Cara Claudia apri gli occhi! Credo che non si arriverà mai a nulla fino a quando si vorrà pensare ognuno con la propria testa. Oddio, è giusto pensare con la propria testa ma è altrettanto giusto ascoltare ciò che hanno da dire le persone sagge. In sardegna ce ne sono tante ma è troppo forte la paura, l’invidia che qualcuno possa essere più avanti di noi. Vedete, io sono emigrato al nord Italia da anni oramai, mi piange il cuore vedere la mia terra deturpata e maltrattata dai politici sardi e dagli stessi sardi che ancora non hanno capito che nessuno è disposto ad aiutarci, siamo noi che dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare uniti per consentire alla nostra terra e al popolo sardo di rinascere, crescere e prosperare. I sardi hanno smesso di vivere quando hanno smesso di avere fiducia in se stessi, vendendo la propria dignità allo straniero in cambio di pochi spiccioli. Se soltanto si provasse a capire che accettare l’industria in Sardegna a discapito del turismo, l’agricoltura e la zootecnica, è stato un errore, un piano distruttivo di chi ha il potere che sapeva fin dal principio che non avrebbe potuto avere futuro. La Sardegna dovrebbe puntare allo sviluppo del proprio potenziale che non è quello dell’industria ma quello del turismo, l’agricoltura e l’allevamento (scusate la ripetizione). Qualcuno potrebbe dire: parli proprio tu che te ne sei andato? La mia decisione è sofferta ma non mi reputo una persona stolta. Se fossi rimasto in Sardegna avrei sofferto molto di più e non avrei comunque potuto far nulla perché avrebbe prevalso il fatto che siamo i sardi sono un popolo disunito. Gentili, ospitali, e leali con gli estranei ma assai spietati e crudeli con i propri connazionali(sardi). Parlo per esperienza, quando abitavo in sardegna ho vissuto moti dispiaceri e poche gioie, ed ho avuto grosse difficoltà ad emergere, da quando sono partito sono riuscito a prendere il diploma e frequentare l’università, il tutto sempre lavorando otto, nove ore al giorno. La politica sarda deve cambiare, bisogna dare un colpo di spugna al vecchio, reputo sia la causa principale della perenne crisi della nostra isola. Mandare tutti a casa ed organizzare un movimento politico giovane che nutre amore per la Sardegna e per le sue meraviglie. Che non abbia secondi fini, mi riferisco a quelli personali. Se i sardi vorranno affrontare questa scelta io sarò in prima linea, pronto a dare la mia vita in cambio di una Sardegna migliore. Spero di essere stato chiaro. A si biri cun saluri.

  6. A questo punto siamo ridotti?
    E’ chiaro per chi conosce davvero la realtà che tutta la protesta del movimento delle forchette come lo sciopero della fame sono stati bluff…chiacchiere e parole per trovare un posticino al sole…che tristezza questa Italia…Ma i politici non dovrebbero essere persone con un’esperienza da mettere a disposizione della collettività?
    Claudia, come tutti i giovani che non hanno ancora potuto nemmeno iniziare a lavorare quale bisaccia, per dirla con Catullo, metterebbe sul tavolo?
    Basta dire di essere più bravi degli altri per saper davvero fare di meglio?
    Questo l’insegnamento della Nazione sarda?
    Se devo dire la mia dico ad alta voce: no grazie meglio niente…
    Ahhh, dimenticavo, se esiste uno che ha titoli ed esperienze per occuparsi di cultura è proprio il plurilaureato presidente della fondazione Dessì….

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