Il Galsi attraverso i numeri

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Di fronte alla proposta per la realizzazione di grandi opere, al pari di ciò che farebbe un buon padre di famiglia, è fondamentale dare delle risposte precise in termini di Necessità, Importanza strategica, Economicità, Fattibilità dell’opera e Alternative.

La stessa società Galsi ci guida nei primi due quesiti. Visitando il suo sito per esempio scopriamo che il sistema energetico sardo è dipendente per il 94% da fonti esterne: petrolio (77%) e carbone (19%); e degli usi finali di energia circa il 44% è assorbito dal settore industriale, in particolare dalle industrie energivore (40%) del settore metallurgico e di raffinazione che rappresentano l’industria di base nell’isola.

Leggendo più sotto scopriamo che in Italia il gas naturale serve in particolare per la produzione elettrica. Quindi il settore preponderante di impiego d’energia è l’industria.

Ma sul tipo di industria emergono i primi dubbi relativamente alla conversione al metano. Si legge infatti: “settore metallurgico e di raffinazione”.

In Sardegna l’industria preponderante nella lavorazione dei metalli è l’Alcoa che tra l’altro si trova nelle vicinanze dell’area di approdo del gasdotto. La sua presenza da sola non giustificherebbe certo un’opera del genere e semmai sarebbe sufficiente un punto di prelievo nelle sue vicinanze senza dover poi la condotta attraversare tutta l’isola.

Riguardo all’industria di raffinazione, appare perfino superfluo fare delle considerazioni in merito. La raffineria per eccellenza in Sardegna è la Saras che non ha certo bisogno di metano in quanto produce da sé energia e addirittura la rivende bruciando il contestatissimo TARGAS.

Relativamente alla produzione elettrica, la Sardegna ha già tre grosse centrali elettriche: Sarlux della Saras, Portovesme, e Fiumesanto. L’isola è sottoposta attualmente all’attenzione degli affaristi dell’energia: eolico, fotovoltaico, biomasse; di cui i giornali ci offrono quotidianamente notizie. Produciamo più energia di quanta ne serva, tanto è vero che la vendiamo al continente trasportandola tramite due cavidotti. Non siamo dotati di un piano energetico regionale o nazionale che imponga a parità di incremento della produzione elettrica da fonti alternative la contemporanea dismissione o il ridimensionamento delle centrali a combustibile fossile. A causa dell’aumento crescente della produzione elettrica a breve ci troveremo a dover gestire problemi di instabilità delle rete e di eccesso della produzione. Quindi, ipotizzare l’impiego del metano per la produzione elettrica è quanto mai fuori luogo.

Per proseguire con le analisi servirebbero dati numerici precisi a supporto, ma questi sul sito del GALSI mancano del tutto o sono privi di giustificazione.

Cerchiamo allora di ricavarci i dati da noi riferendoci per quando possibile a fonti precise e semplici calcoli. Per farlo elenchiamo prima i maggiori settori di impiego del Metano: Industria, Autotrazione e Domestico. Ognuno di essi va trattato in maniera separata.

Industria

Se già oggi fosse disponibile il metano in Sardegna, che tipo di industria ci potremmo immaginare e con quali sviluppi? Il progetto, la realizzazione e la messa in funzione della rete del metano con le sue bretelle comporta anni di lavoro, così come quella di un progetto industriale relativo. In ogni caso una rete del metano che attraversa l’isola non ha senso per l’industria giacché questa è concentrata prevalentemente lungo le coste meridionali in prossimità del presunto punto di approdo del gasdotto. Inoltre il metano da solo non servirebbe a rilanciare l’industria sarda, testimoni ne sono le industrie nel Nord Italia che il metano ce l’hanno già e non stanno certo abbandonando o chiudendo a causa degli alti costi energetici.

In Sardegna quali settori produttivi si avvantaggerebbero del metano? E quanto dovrebbero aspettare per il suo arrivo?

Il rilancio va fatto oggi non fra dieci o vent’anni quando, forse, arriverà il metano. L’economia e la produzione in Sardegna vanno ripensate ponendo la riduzione dei costi di produzione e l’autonomia energetica degli impianti produttivi tra gli obiettivi da perseguire; la soluzione non sarà certo la dipendenza da un’altra fonte fossile ed esauribile seppur più economica.

Autotrazione

Il sito dell’ACI riporta il numero di vetture circolanti in Italia e Sardegna, che sono al 2011 rispettivamente 36.751.311 e 992.959. Ebbene, il parco di auto a metano in tutta Italia si aggira attorno ai 600.000 esemplari. Allora, se il metano è così conveniente perché non ha avuto larga diffusione tra gli autoveicoli? Va detto che il metano va stoccato a 220 bar (a differenza dei 7 bar per il GPL), l’impianto ha un costo che si aggira tra i 1200 e i 2300€ (www.landi.it) dipendentemente dalla sua tipologia e va revisionato ogni quattro anni. L’autonomia delle auto a metano è compresa tra i 200 e i 300 Km, quindi quanto mai modesta. Significa che per chi possiede un’auto a metano è necessario dover rifornire costantemente quindi serve una distribuzione capillare di rifornitori. Ma in tutto il territorio nazionale i distributori di metano sono 860 (http://www.metanoauto.com/modules.php?name=Distributori). Pochi e concentrati soprattutto nel Nord Italia. Altra questione è rappresentata dal prezzo che da pochi anni è cresciuto tanto da aver ridotto notevolmente il vantaggio con benzina e gasolio.

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In Sardegna quindi dovremmo capillarizzare il territorio di rifornitori. Ma facendo le debite proporzioni col parco auto nazionale: quante auto a metano circolerebbero e chi investirebbe per realizzare le stazioni di rifornimento? A quanto ammonterebbe l’investimento generale?

Anche in questo caso, al pari di quanto detto per l’industria: se pure economicamente fosse vantaggiosa la capillarizzazione dei distributori, basterebbe un punto di approdo unico del metano da dove effettuare successivamente la distribuzione sul territorio.

 

Domestico

Dalle analisi precedenti, l’unica ragione residua per realizzare la rete interna del metano sarebbe giustificata dall’impiego domestico. In questo settore il consumo preponderante è determinato dal riscaldamento, seguono l’acqua sanitaria e la cottura cibi.

Per stabilire il sistema di riscaldamento più conveniente ci possiamo costruire una tabella dove si mettono a raffronto i combustibili di maggior impiego in Sardegna.

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I dati in tabella li ricaviamo volutamente da quanto disponibile in rete. Vengono riportati in ordine di colonna: Tipologia di combustibile, potere calorifico inferiore P.C.I. ovvero la capacità di produrre energia; costo del combustibile per unità di misura; tipologia d’impianto e relativo rendimento termico; consumo annuo calcolato per produrre 10000 kWh (consumo medio a famiglia), costo annuo totale riferito a 10000 kWh di energia prodotta, spesa in % riferita al metano e con caldaia tradizionale; costo in €cent a kWh.

Emerge che, a esclusione di GPL,Gasolio e aria propanata, tutti gli altri combustibili per riscaldamento risultano più vantaggiosi del metano. Addirittura lo è l’aria condizionata. Ovvero, in Sardegna, ai prezzi attuali di mercato, il metano non è conveniente per il riscaldamento domestico.

E agli investimenti dovremmo aggiungere la sostituzione o modifica di gran parte degli impianti già presenti.

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Considerazioni

In Sardegna, se anche fosse economicamente conveniente, la metanizzazione comporterebbe, oltre alla realizzazione della condotta principale e relative diramazioni, la sostituzione di gran parte degli impianti: caldaie, scaldini, forni, generatori, ecc. con tempi e costi difficilmente calcolabili e non sempre sostenibili. L’investimento non riguarderebbe la sola rete ma lo stravolgimento in toto del nostro sistema energetico.

Il metano è una fonte combustibile fossile in via di esaurimento con un prezzo che negli ultimi anni sta crescendo in maniera indeterminata. Ma se anche così non fosse, staremmo investendo ingenti risorse per renderci ancora dipendenti da un combustibile comunque inquinante e proveniente da un Paese dove vige una dittatura oppressiva. Ricordando che dipendenza dall’esterno significa emorragia di capitali verso l’esterno.

Mentre produzione in proprio significa mantenere il capitale all’interno del territorio e poterlo reimpiegare a proprio uso e beneficio.

Quella del metano non è la strada per la nostra autonomia. La scelta del metano ci lascerebbe ancorati al passato quando la nostra scommessa sono le nuove tecnologie, l’integrazione di diverse soluzioni e di diverse fonti di approvvigionamento, in primis l’efficienza energetica -che da sola senza grossi sforzi può comportare tagli pesanti sul consumo- poi l’eolico, il fotovoltaico, l’idroelettrico, la geotermia e le biomasse.

Dirottare miliardi di euro sul metano significa non poter spendere per la ricerca, lo sviluppo e l’applicazione di nuove tecnologie. Dare in gestione a pochi fornitori il mercato dell’energia significa compromettere la creazione di posti di lavoro reali nella ricerca, sviluppo, progettazione e realizzazione di nuove soluzioni. Dare in mano a pochi la gestione dell’energia significa toglierla a tanti piccoli produttori, compromettendo la possibilità di ridistribuire gli utili e creare reale sviluppo. La Sardegna può essere all’avanguardia nella creazione delle isole di produzione energetica, nello sviluppo delle reti intelligenti per la loro gestione.

Per la stessa ragione bisogna opporsi ai mega parchi eolici e ai mega impianti fotovoltaici: liberarsi dalle grosse società private di produzione, distribuzione e gestione dell’energia.

Tutto ciò già la tecnologia e il saper umano ce lo offrono. Ma per farlo ci vuole una classe dirigente capace, coraggiosa e visionaria e ci vuole uno sforzo enorme. Ci vuole un piano energetico regionale che ci dica prima di tutto di cosa abbiamo realmente bisogno, cosa è realmente necessario. Ci vuole un piano di sviluppo territoriale e sociale. Mentre al momento si vedono solo considerazioni superficiali basate su luoghi comuni.

Oggi più che mai il nostro futuro è legato alle decisioni che ora ci troviamo a dover prendere. Non c’è un altro momento per farlo.

Il nostro futuro dipenderà da come utilizzeremo le nostre risorse e ne concilieremo l’uso in equilibrio con il rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Dipenderà dall’autonomia energetica ed economica che riusciremo a raggiungere, che significa anche autonomia culturale e non sudditanza alle imposizioni ideologiche esterne che ci stanno impoverendo e devastando sotto tutti i punti di vista.

E in Sardegna le risorse le abbiamo, e sono quelle naturali: sole, vento, acqua, foreste, per citarne alcune; sono le risorse umane: le migliaia di tecnici e professionisti che operano nel territorio regionale e nazionale e che potrebbero essere coinvolti efficacemente in quest’avventura. Risorse umane che inevitabilmente resterebbero escluse da un progetto nato fuori dal nostro territorio e la cui realizzazione necessita di imprese specialistiche e professionalità esterne, fatto salvo l’impiego di qualche maestranza per compiti generici.

Il nostro sforzo e il nostro impegno dovranno essere convogliati nella gestione diretta e razionale delle nostre risorse. Non c’è un’altra strada percorribile.

Siamo a un bivio e dobbiamo scegliere se arroccarci in posizione di sudditanza e dipendenza dall’esterno o scommettere su un percorso che conduca alla nostra reale autonomia. A noi la scelta.

Antonio Muscas

Villacidro.info – 10 gennaio 2012

56 COMMENTI

  1. Questa è una chiara lettera che dimostra quanto sia inutile la costruzione di quel mostro chiamato Galsi!Non ce ne facciamo niente anzi,serve solo a distruggere la nostra natura e i nostri paesaggi tanto apprezzati e invidiati da tutti.

  2. Costruito questo orrore industriale, finirà il gas (ammessso che mai ne arrivi…)e ci terremo un altro ferrovecchio di archeologia industrial-mafiosa, la Sardegna orrendamente fessa, deturpata, violata e noi sardi ce la prenderemo in quel sito ove non tocca il sole!

  3. Il Galsi è un progetto che, ancora una volta, non tiene conto delle esigenze di un’isola come la Sardegna e non risponde alle necessità dei cittadini in termini di risparmio, efficenza e di servizi.
    una nuova ipoteca sulla nostra terra.

    • Da L’Unione Sarda di oggi: “L’Alcoa non recede, anzi rilancia: chiusura della fabbrica di Portovesme e licenziamento collettivo per i 501 dipendenti diretti. Per il Sulcis (e la Sardegna) una mazzata da mille posti di lavoro.”

  4. ma come??? ma non c’era qualcuno che sosteneva che tutti i sindaci erano entusiasti di questa nuova possibilità di arricchirsi, pardon, di arricchimento delle popolazioni, grazie ai grandi risparmi, che il Galsi ed i suoi Pidi erano il nuovo che avanza..che chi si opponeva era un retrogrado…
    certo, se è necessario dotarsi di un segretario che ci spieghi come stare al mondo, è comprensibile che qualsiasi cosa sostenga la banda della casta che ci sfrutta sia sponsorizzato da chi di quella banda ha fatto una famiglia..
    Mi chiedo cosa aspettino quei poveri consiglieri e assessori che scoprono di essere inutili a dare le dimissioni e chiudere definitivamente con questa genia che ha solo saputo arrampicarsi sui poveri creduloni..

  5. fosse la prima volta che ci presentano progetti fantasmagorici pronti a riscattare la nostra economia…potrei anche essere più benevola nell’analizzare questa proposta di “infrastrutturizzazione” ma siccome le cattedrali nel deserto circondate da disastri ambientali sono in ogni angolo della Sardegna, sai com’è, io non ci credo più. La mia generazione sta pagando a caro prezzo scelte scellerate come questa. Ora basta, no?
    Visto che non è la prima volta che ci facciamo beffare e prendere in giro, sarebbe bene che ognuno di noi si facesse un piccolo esame di coscienza e pensi al futuro per se e per i propri figli. Ho il terrore che un giorno mio figlio mi guardi in faccia e mi chieda: “Mamma, mentre saccheggiavano le nostre ricchezze, scippavano le nostre risorse e calpestavano i nostri diritti , tu, dov’ eri?

    • Bellissimi questi commenti, pieni di significato! una domanda solamente, qualcuno di voi usa la zappa? va in giro con il carro a buoi? fa il pane in casa? si veste di Juta? ha un pannello solare in casa? la vostra casa di che classe energetica è? giusto per capire!!

      • Scusa Giuseppe,cosa vuoi dire?Non riesco a capire se sei ironico o meno!Se non lo sei mi sembra alquanto ridicolo tu pensi che essere “moderni” voglia dire accettare le “modernizzazioni” a prescindere!Questo Galsi è l’ennesima servitù,l’ennesima violenza inutile che andrebbe a subire la nostra terra!Io dal canto mio ho una casa moderna e energeticamente autonoma grazie ad energia solare e geotermica,e credo che siano in tanti ormai in queste condizioni!Il gas fra un pò non lo userò neanche per i fornelli…pensa un pò quanto serve!!!

      • io uso la zappa sono un agricoltore con questo cosa vorresti dire? ma ho anche studiato. In casa ho i pannelli solari. e non mi sembra che il commento che ha scritto lei sia più intelligente degli altri. Non le sembra un po offensivo?

    • Io leggendo ho capito che tutti gli altri sistemi di riscaldamento sono stati citati come termine di paragone nel valutarne la convenienza, il costo annuo. Le fonti energetiche che vengono citate in alternativa mi pare siano: “E in Sardegna le risorse le abbiamo, e sono quelle naturali: sole, vento, acqua, foreste, per citarne alcune….”. Che siano così inquinanti?

      • Non si può vivere solo di energie rinnovabili, non sono controllabili e perciò inaffidabili. Possono certamente essere un valido supporto ma non un’alternativa. Il miglior metodo per avere energia senza inquinamento è il nucleare.

        • Bigfoot, “Il miglior metodo per avere energia senza inquinamento è il nucleare.” ma sei fuori di testa? boh, sono veramente turbato dal tuo intervento. Mi dispiace ma non posso accettare più queste affermazioni.
          Bannatelo!

    • Silvio, affermi che il metano è energia pulita. Il metano è, tra i combustibili fossili, il meno inquinante, ma pur sempre inquinante e in via di esaurimento. Non così i derivati del legno che inquinano pure loro ma, in termini di CO2, emettono in atmosfera quanto assorbito durante la crescita degli alberi di provenienza. Tra le fonti alternative ci sono poi: l’efficienza energetica che è non consuma e non emette niente, l’idroelettrico di cui si possono trovare in rete interessanti proposte per la Sardegna a cura del Prof. Burderi, e via discorrendo.
      Per Giuseppe Sedda: la proposta non è di ritornare all’epoca dei sardi pelliti ma di fare una scelta coraggiosa che ci consenta di vivere dignitosamente nella nostra terra utilizzando al meglio quanto la tecnologia ci offre. La Regione dovrebbe investire nella capacità dei sardi, non nelle multinazionali con vaghe promesse di sviluppo. E’ sotto gli occhi di tutti che molte delle grandi opere e infrastrutture ci hanno portato solo miseria e inquinamento. Inoltre ridurre il problema socio economico sardo all’energia mi pare fuorviante. In Sardegna c’è da elaborare un progetto serio di rilancio delle attività produttive e di trasformazione senza nasconderci sempre dietro la crisi mondiale o nazionale, o credendo che un tubo del gas ci possa ridare respiro…

  6. Mi pare proprio che continuiate a volervi fare del male.
    I conti non vi convincono, siccome siete i più evoluti ed intelligenti del pianeta, vi sentite pronti ad accettare ogni novità come la soluzione a tutti i problemi che già vi affliggono, e non vi rendete conto che siete proprio i classici Eskimesi ai quali un bravo venditore sta appioppando i frigoriferi più moderni e funzionali che ci siano sul mercato, e non vi accorgete che di quei frigoriferi non avete proprio bisogno.
    Vi è stato dimostrato che presto le energie alternative e le attuali fonti Vi renderanno produttori di energia in esubero, specialmente in previsione della chiusura dei grandi impianti, e non vi volete render conto che questo è il momento per la Sardegna di cambiare registro sullo sviluppo e rinunciare alle opere faraoniche che ci rendono schiavi dei grandi gruppi internazionali.
    Continuiamo a credere che sia più importante il nuovo bel frigorifero piuttosto che poter allevare i nostri figli all’aria aperta e pulita anche a costo di mandarli a scuola con un maglioncino all’uncinetto piuttosto che un piumino firmato, ma ad una buona scuola .
    Non vi siete accorti, miei cari concittadini, di quanti stranieri si stanno trasferendo da noi, anche senza grandi mezzi, proprio perchè LORO vedono la grande ricchezza che NOI abbiamo e loro non hanno più???
    Ecco perchè i più intelligenti scappano lontano per tornare qui in vacanza,
    i più furbi e figli di… fanno i politici, i restanti siete voi……

  7. Avevo scritto il commento precedente in prima persona plurale, poi mi sono reso conto di non volere accomunarmi a chi continua a farsi prendere per i fondelli dal primo che grida “l’asino vola”, ma continuo a sentirmi Sardo e pastore e qualche volta mi accoppio con le pecore, in mancanza di capre……

  8. il galsi non sarà altro che un’ulteriore violenza a noi e alla nostra terra, un lupo camuffato da agnello, con la sola proiezione di un eventuale posto di lavoro che non farà altro che altri servitori, camerieri e giardinieri in casa nostra.
    per lasciarci poi in eredità ferro e cemento, cassa integrazione nella migliore delle ipotesi.
    mi associo a claudia, dove siamo noi mentre calpestano i nostri diritti?

  9. L’articolo scritto da Antonio Muscas è quanto lui ha espresso a voce al salone Farigu. Opinione rispettabile, ma solo in minima parte condivisibile. Per chi non c’era, al Salone farigu è stato spiegato che, se prima d’ora non si parlava di possibilità di metanizzazione della Sardegna era per la sua antieconomicità visto il ristretto bacino di utenza. In questo caso, invece, la condotta attraverserà l’isola per finire a Piombino, da cui poi si diramerà nel resti di Italia e dell’Europa del Nord ed in Sardegna verrà trattenuta solo la quantità che servirà sia alle industrie che ai privati, che la stessa condotta principale del gas, sia nel tratto di mare che in quello terrestre, verrà costruito, se verrà costruito, per il 90% dai privati che hanno tutto l’interesse a guadagnarci, che l’impatto ambientale (lasciamo perdere quello che ha cercato di dire l’assessore all’ambiente) sia in mare che in terra è ridotto al minimo in quanto in massima parte interrato, che i proprietari dei terreni interessati dovranno essere adeguatamente indennizzati, atteso che comunque si potrà continuare a fare agricoltura e allevamento. Antonio ha elencato, secondo lui, tutti i motivi per i quali il metano non conviene. A me piace dire perchè invece sono favorevole. Primo costa ed inquina di meno, 2° i lavori per la costruzione della rete sul territorio durerà diversi anni e quindi ci saranno occasioni di lavoro per diverse figure professionali, 3° la comodità di avere sempre il gas (la bombola finisce quasi sempre nei giorni ed orari meno opportuni) e pagare quanto effettivamente si consuma con i contatori individuali, 4° la condotta non è unidirezionale, per cui se l’Algeria dovesse decidere di non vendere più il suo metano (cosa che mi sembra alquanto improbabile visti i costi dell’investimento) si può far arrivare quello dalla penisola, l’importante è che la rete ci sia. Ci sarebbero tanti altri motivi, ma non voglio dilungarmi oltre. Scusate per il disturbo.

    • Ciao Franco, mi permetto di ribattere a quanto da te scritto.
      1) ..se prima d’ora non si parlava di possibilità di metanizzazione della Sardegna era per la sua antieconomicità
      Perché dovrebbe essere diventato economico ora? Ricordo che il costo maggiore per metanizzare la Sardegna non è dato dalla condotta principale ma dalla realizzazione delle ramificazioni e annesse stazioni di prelievo, misura, rilancio e relativi serbatoi. Prezzo stimato circa 4 miliardi di €. Cherchi ha fatto presente che anche queste opere dovrebbero realizzarle i privati i quali avranno diritto di rifarsi sugli utenti con una quota aggiuntiva sulla vendita del metano.
      Per la cronaca, a Villacidro nell’ultima seduta del consiglio del 28-Dicembre, è stato approvata la variante urbanistica per realizzazione di un’area destinata allo stoccaggio del GPL, progetto inserito nel bacino 24 di metanizzazione dell’area Villacidro-Arbus-Gonnosfanadiga -Guspini -Pabillonis-Bugerru-Fluminimaggiore. Il progetto il cui valore complessivo è di € 27.286.471,29 è interamente finanziato dalla Regione, non da privati.
      2) ..i proprietari dei terreni interessati dovranno essere adeguatamente indennizzati
      Questo non è vero perché non si tratta di esproprio ma di servitù di passaggio.
      3)..il metano costa ed inquina di meno
      Costa ed inquina meno di che cosa? Per i prezzi, le tabelle sopra te le puoi costruire anche te e fare le opportune verifiche. Per l’inquinamento qual è il combustibile di paragone e a che fine? Anche Cherchi ha detto che per la produzione energetica il carbone conviene di più. Io ho chiesto durante l’intervento chi imporrà la riconversione o la chiusura delle nostre centrali inquinanti. Nessuno mi ha risposto perché la risposta è: Nessuno.
      4) ..i lavori per la costruzione della rete sul territorio dureranno diversi anni e quindi ci saranno occasioni di lavoro per diverse figure professionali
      Allora in nome del lavoro di qualche hanno continuo a svendere la mia terra? Voglio ricordare che queste opere vengono realizzate da società specializzate dotate di mezzi specifici che in Sardegna non abbiamo.
      5) ..la comodità di avere sempre il gas
      Qual è il prezzo da pagare per questa comodità?

      • Caro Antonio, scusa il ritardo, ma avevo altri impegni. Ho letto le tue considerazioni che, ripeto, rispetto ma condivido parzialmente. Ho rivisto la tabella dei costi ed il metano è nella via di mezzo, ma comunque è più conveniente e meno inquinante di altre. Tu dici che tra l’altro bisogna adeguare gli impianti di casa; beh, anche per utilizzare al meglio la legna o il pellet bisogna installare un termocamino o una termostufa; il costo della corrente per i condizionatori non è quello indicato in tabella, ma bisogna aggiungere le varie voci aggiuntive etc. Vedi, con me il voler utilizzare fonti alternative sfondi una porta aperta; io ho da oltre 17 anni una caldaia a gas, che non utilizzo per il riscaldamento perchè ho una caldaia artigianale nel caminetto (allora di termocamini o stufe a pellet non si parlava ancora) collegata ai termosifoni, ma la utilizzo circa due-tre mesi per l’acqua sanitaria, in quanto da circa 4 anni ho installato un pannello solare; inoltre da circa dieci anni ho i condizionatori ed ho intenzione di installare un impianto fotovoltaico. Come vedi cerco di sfruttare varie fonti di energia per risparmiare e, possibilmente, inquinare meno. Inoltre, per il gas che utilizzo non ho bisogno di comprare le bombole, perchè con altre 70 famiglie circa, facciamo parte della cooperativa Giarranas, abbiamo dei bomboloni collegati in rete tra di loro, che ha installato una società del gas a sue spese, compresa la rete di distribuzione alle case fino al contatore, mentre noi abbiamo pagato le spese per l’allaccio interno, quindi il gas c’è sempre e pago solo quello che consumo. Tutto quello che ho elencato ha avuto sicuramente un costo, che ho ammortizzato nel tempo.
        Se ci fosse il metano, sarebbe una possibilità in più di risparmiare per i tanti che non si possono permettere tanta tecnologia.
        Riguardo le spese per il deposito GPL a Villacidro, finanziate non dai privati ma dalla Regione, non vedo tutto questo scandalo. Al dibattito è stato spiegato che a chi finanzia e realizza la costruzione della rete sul territorio, per ripagarsi dell’investimento, viene corrisposta una quota già stabilita in bolletta. Quindi se la rete la realizza un privato, questa quota va a lui, se la realizza il pubblico, va a quest’ultimo. Purtroppo in Sardegna non c’è la cultura delle aziende municipalizzate come nella penisola, perchè lì dove esistono sono delle vere e proprie multinazionali che gestiscono di tutto, dai trasporti alla energia, quotate in borsa, che competono con il privato nella aggiudicazione delle commesse ai prezzi di mercato e che danno lavoro a tanta gente. Riguardo l’alta specializzazione che dovrebbe avere il personale da impiegare nella costruzione della rete capillare, ritengo serva solo essere dei buoni saldatori ed impiantisti termomeccanici e termoidraulici, come già ce ne sono tanti anche in Sardegna. Un saluto.

        • Ciao Franco,

          Sinceramente non ti capisco. Stai investendo nell’integrazione tra varie fonti che ti potranno consentire di utilizzare esclusivamente risorse naturali e locali e continui a sostenere il metano la cui rete comporterà costi enormi in termini economici e ambientali. Certo che anche gli altri impianti costano, ma si tratta di scegliere tra il metano che è una fonte esauribile e i cui guadagni vanno prevalentemente all’esterno della nostra isola (dalla Sonatrach a risalire fino al gestore ultimo) e altre fonti naturali sulle quali potremo investire generando lavoro reale impiegando risorse di vario tipo: da chi produce la materia prima (legna, pellet) a chi si occupa di installare o sviluppare nuove tecnologie. La Regione per il bacino 24 investirà 27 milioni di € per realizzare delle condotte che attraverso i nostri monti dovranno raggiungere Bugerru, Fluminimaggiore e via dicendo. Tu sei disposto ad accettare questo sacrificio economico ed ambientale per alimentare la cucina a gas? Io dico: non si potrebbero utilizzare quei soldi, e anche qualcosa di più, per investire in qualcosa che ci renda realmente autonomi e non dipendenti da un’altra multinazionale? Non ce la facciamo per una volta a pensare di avere qualche possibilità e capacità in più? Non ce la facciamo a pretendere qualcosa di più da noi e da chi ci amministra e smetterla di continuare a cedere territorio e dignità? Guarda la zona industriale di Villacidro, quella di Portovesme, tutte le altre in giro per la Sardegna: ci hanno danno, è vero, dei benefici per 30 anni. Ma erano terre agricole fertili che non ci saranno più. Gli sforzi che facciamo per migliorarci non possono dare risultati misurabili in decenni. Se cedo qualcosa devo ottenere benefici permanenti, altrimenti sto producendo danni di cui io stesso ne pagherò le conseguenze ma soprattutto ne sarò responsabile per le generazioni che seguono. Cosa stiamo lasciando in eredità a chi arriverà, per esempio, fra 200 anni? Abbiamo già sbagliato tante volte perché ci siamo fatti illudere dal progresso in nome del quale tutto era permesso. Vogliamo perseverare? Non dovremmo già cominciare a ragionare al contrario? Oppure pensiamo di avere il diritto di depredare tutto, perché tanto nel 2012 finirà il mondo?

          • Caro Antonio, sull’argomento abbiamo punti di vista diversi. Anche per le energie naturali che possediamo (eolico, solare, fotovoltaico etc.) noi sardi paghiamo il conto a società non sarde, multinazionali e non. Non mi risulta che l’installazione delle apparecchiature occorrenti per lo sfruttamento e messa in rete di queste energie venga fatto da imprese nostrane con capitale proprio, ma da società create apposta nella penisola, con modi di imporsi ed interessi non sempre cristallini (Vedi varie P3 e P4). Ci si lamenta dello sventramento che si avrebbe del territorio per l’interramento dei tubi (che poi andrebbe ricoperto), ma anche i pali dei parchi eolici o le distese di vari ettari di terreno di pannelli fotovolaici, oppure i tetti ricoperti di pannelli solari non sono proprio un bel vedere, però qui si evita di parlare di impatto ambientale e scempio del paesaggio.
            Un saluto

          • Franco, Secondo me a questo punto non hai neanche letto l’articolo, perché sulle rinnovabili stiamo dicendo le stesse cose. Non so cosa aggiungere se poi sembra che io stia promuovendo le multinazionali dell’eolico.

          • @ Franco – io sono sulla tua linea è ho il tuo stesso approccio al “problema Gal si”. Antonio si muove e sviluppa il suo discorso basandosi (forse involontariamente)più sull’ideologia che sulla concretezza. Per lui lo scavo che percorrerà tutta la sardegna è un costo eccessivo per avere il gas, per noi e uno scavo che poi viene ricoperto di terra e presa qualche precauzione torna tutto come prima. Noi la chiamiamo infrastruttura nazionale, lui deturpazione dell’ambiente sardo. E’ una sfida persa in partenza…

          • Caro Antonio, io nonn dico che tu stai dalla parte delle multinazionali. Dico che purtroppo certi lavori, per le ingenti risorse economiche che servono, li possono fare solo le grandi imprese, che in Sardegna non ci sono, come non ci sono per tutte le altre opere pubbliche che vengono fatte: appalti Anas etc.
            Probabilmente ha ragione Bigfoot, io ho una visione più pratica della cosa, mentre tu forse fai un ragionamento più ideologico.
            Su questo argomento abbiamo, come già ho detto, visioni diverse. Mi auguro in futuro e su altri argomenti di potermi confrontare con te e magari condividere lo stesso modo di ragionare.
            Se tu o il tuo gruppo politico organizzate qualche iniziativa fammelo sapere, sarò ben felice di partecipare. Un saluto

    • la parte che mi piace di più è: il metano costa meno.
      può darsi, ma in bolletta ti troverai la tassa sulla tassa della sovra-tassa. provare per credere.
      e mi piace anche il deposito di GPL nella prov. per s.gavino, fighissimo, così anche coloro che trattano bombole finiranno nelle liste di disoccupazione o quasi.
      e poi, gli espropri saranno servitù di passaggio, per cui ” io prendo e tu taci “.

      • Cara Agnese, mi dispiace dissentire. Nella bolletta del gas, che io pago per i motivi indicati nella risposta ad Antonio Muscas, non vi sono spese extra. Attualmente si paga solo il gas consumato, le spese di telelettura e l’IVA. Certo, dispiace se c’è gente che non venderà più le bombole, però poi non lamentiamoci se la stessa bombola costa tanto e ci vengono chiesti 5 o più euro per portarcela a casa. Purtroppo nel tempo tanti mestieri sono scomparsi, ma ne sono nati dei nuovi. E’ il progresso e noi possiamo farci molto poco, se non cercare di adeguarci al meglio.
        Un saluto.

        • Se posso aggiungere:nessuno ha pensato allo sventramento delle strade per le condotte dei diversi gas,sia gpl che metano!Fanno già schifo adesso figuriamoci con ulteriori tagli!Ancora un mare di soldi in appalti e ancora gravi inefficienze nella viabilità!Posso solo immaginare come si farà per far arrivare le condotte in ogni casa,anche le più lontane e irraggiungibili quasi!Mah,secondo me, come dice Antonio,preferisco andare a prendermi la bombola che finisce(basta averne una di scorta se non si è troppo tontoloni!!!)piuttosto che svendere la nostra terra e permetterne l’ennesima violenza!è ora di dire basta alla servitù e alla schiavitù direi!!!

  10. se verra costruita questa inutile opera spero almeno che nelle decisioni importanti per quanto riguarda l uso del metano da parte di noi sardi ci siano persone come te Antonio Muscas perchè almeno hai veramente a cuore la Sardegna in primis Villacidro secondo me saresti stato un bravo sindaco e se lo dico io che sono di parte politica opposta ci puoi credere.Non fatevi ingannare sardi da chi vuole solo sfruttare la sardegna noi tutti possiamo decidere del nostro futuro se veramente lo vogliamo possiamo opporci. Il sapere è la via giusta da prendere sardi documentatevi sulla convenienza o meno del metanodotto ci vuole informazione, informazione,ed informazione grazie Antonio per il tuo articolo.Sapere,conoscenza,informazione qualsivoglia sono le nostre armi.firmato Davide Aru.

  11. Questa operazione, come al solito, è stata condotta passando sulla testa dei cittadini senza nessun confronto pubblico. Bisogna finirla di spacciare incontri, fatti esclusivamente per persuadere la gente sulla “bontà” di scelte già effettuate da pochi, come veri processi partecipativi. I veri processi partecipativi non si fanno dopo avere chiuso la progettazione, ma quando questa è ancora in itinere, in modo che le persone interessate abbiano il tempo di valutare ed esprimere un parere, tanto più se si tratta di progetti di questa portata che comportano un notevole impatto ambientale e sociale. Mi viene difficile definire ottimistico il parere di chi sostiene che non ci siano impatti ambientali mentre non esito a definirlo superficiale: non vi è attività umana volta alla produzione di energia che non abbia effetti sull’ambiente, sia che si tratti di energie rinnovabili che non rinnovabili. Ovviamente questi impatti vanno valutati in modo comparativo con possibili alternative e con una seria valutazione dei costi benefici. Le premesse non sono le migliori, poiché, gli acerrimi sostenitori partono con grosse menzogne, che non saprei dire esattamente quando sono frutto dell’ignoranza, del condizionamento fatto da chi spera di lucrare sull’operazione o da chi è già dentro l’affare e non vuole farselo scappare. Credo che anche le persone pienamente a favore non possano sostenere che una tubazione che attraversa la Sardegna , e ancora prima interessa i fondali marini delle nostre coste, non produrrà danni ambientali di tipo permanente. Solo per posizionare i tubi, senza contare tutte le altre opere necessarie e le reti secondarie per la distribuzione, bisogna aprire un’altra SS131 e molto più. Si crede forse che le ditte che prenderanno gli appalti faranno gli scavi con una meticolosità tale da mettere da parte il primo strato di terreno fertile per riposizionarlo come era prima dello scavo? No stiamo parlando di tubi da mezzo pollice o da tre quarti da portare con la carriola, ma di tubazioni che, solo per essere posizionate, comportano l’apertura di grosse trincee, larghe piste parallele allo scavo ed un grande movimento di mezzi pesanti, che da soli producono una forte compattazione del suolo ed una perdita di fertilità non sempre recuperabile o solo recuperabile in modo parziale. Ancora una volta si assisterà all’inutile sottrazione di diverse centinaia di ettari agli usi agricoli ed ambientali come è già avvenuto per tante altre fregature rifilate ai Sardi (oro di Furtei, ecc.) ? Prima di accalorarsi nella sponsorizzazione o anche nell’opposizione è doveroso informarsi nel modo più completo possibile da fonti attendibili ( cioè senza un diretto interesse sull’operazione) ed in questo, vedo un maggiore impegno da parte di chi pone in dubbio la convenienza e la bontà dell’opera, mentre dall’altra sento prevalentemente pareri che esaltano l’assoluta necessità del metano per lo sviluppo industriale (sempre paventato e mai avveratosi non certo per la sola mancanza del metano) e per gli usi civili. Se qualcuno sa esattamente quanto costerà al cittadino lo faccia sapere ( non a quanto viene venduto dagli Algerini all’Italia, sul quale c’è comunque da porsi il dubbio sulla stabilità dei prezzi mano a mano che la risorsa andrà a diminuire). Penso che nessuno sappia dare una risposta e non si sappia nemmeno quanti potranno usufruirne, visto che siamo una piccola popolazione che, fatta eccezione per Cagliari e le principali città, è dispersa su un vastissimo territorio. Questo comporterà che non ci sarà la convenienza a servire vaste aree, dove i costi per la distribuzione (reti e manutenzioni) saranno di gran lunga maggiori ai ricavi ottenibili dal gestore, o che i prezzi praticati all’utente finale non potranno essere gli stessi applicati in altre aree del continente ad alta densità di popolazione. Se penso al fatto che gli agricoltori non riescono ad ottenere nemmeno l’acqua “fatta in casa” ad un prezzo congruo, mi viene difficile pensare che tale equità e convenienza sociale trovi sviluppo col l’arrivo del metano Algerino.

  12. Ha perfettamente ragione Claudia Aru, stanno semplicemente saccheggiando la Sardegna, come hanno sempre fatto con promesse mai mantenute e solo per chi? Il gasdotto, e’ solo una ennessima servitu’ e basta, non portera’ un bel nulla alla Sardegna e ai Sardi come sempre e’ stato anche con le servitu’ militari o ci siamo dimenticati anche di quelle. L’Alcoa e’ il primo consumatore di energia elettrica della Sardegna, ma in realta’, una azienda simile dovrebbe stare vicino a qualche grosso impianto idrolettrico e non in Sardegna a inquinare a dismisura. Si deve pensare che le risorse del pianeta anche se abbondanti in realta’ sono limitate e come tali dovrebbero essere sfruttate per ricavare prodotti che dovrebbero farci migliorare il nostro tenore di vita quando queste risorse termineranno, ma il nostro tenore di vita secondo illuminati e professoroni e’ migliorabile in questo periodo solo se aumenta il PIL che non ha niente a che vedere col benessere delle persone. QUesta e’ un’opera colossale per noi inutile, alla stregua delle altre cattedrali, ponte sullo stretto di Messina, Tav ecc, a noi pero’ rimmarra la bellezza di avere un tubo che passa sottoterra per usi a noi non consoni, nel mentre i sardi continuano ad andare fuori per lavorare ecc, ecc, ecc. Non c’e’ nulla di estremo nel non volere tubi o cemento di cui non ce ne facciamo un bel nulla. Una canzone diceva: non ci serve un pesce per mangiare oggi ma insegnateci a pescare che ci serve per mangiare sempre.

  13. Si valuti quanto segue senza preconcetti, escludendo personalizzazioni d’opinione fuorvianti.

    Schierarsi ideologicamente è superfluo.
    Le ideologie, pur essendo ancora importanti, sono accessorie quando si discute di un mattone, un travetto, un tubo.

    Così come emerge l’inutilità di utilizzare strumenti argomentali solo parzialmente veritieri, manipolativi, forzando il senso del reale ed il sapere di chi ignora.

    ( Scrivo di chi divulga somministrando schemi informativi di parte nel trovare soluzioni, avendo generato in precedenza il problema nell’odierno devastante ).

    Sono il metodo ed il sistema – al solito – a difettare : è lo schierarsi per dimostrare una tesi, preventivamente, senza curarsi di spiegare l’antefatto.

    I dati di analisi ed i flussi informativi per effettuare una scelta di buon senso, esistevano : oggi, sono ancora più evidenti, basta sapere come / dove cercare e le risposte si trovano.

    Come per qualsiasi opera d’ingegno umano ( in questo caso scriviamo di un piano energetico regionale con priorità di futuro impatto e ricaduta nello sviluppo sociale ed economico di una collettività ), oltre all’esaminare i punti di forza e debolezza, esiste nella progettualità un conto economico tra profitti e perdite.

    Un dare ed un avere.

    Quando si comparano le ipotesi, si pianifica un futuro modello di sviluppo sostenibile da prediligere, l’informazione e la cultura allontanano possibili vizi di forma.

    Chi è stato demandato democraticamente all’amministrare – godendo di un osservatorio privilegiato e da qualsiasi parte politica provenisse – ha di fatto, consapevolmente, canalizzato risorse(*) improprie ( oggi ormai indispensabili e da rigenerare ), per garantire un dignitoso futuro alla Sardegna : questo, senza preventivamente informare sulle possibili alternative decisionali.

    Solo comunicazioni parziali di intenti : quindi, salva la forma, è la sostanza ad averci portato al prevedibile disastro che ci si intestardisce a terminare nella posa in opera.

    Chi di Voi informerà Lor Spettabili Signori che, a fronte dell’arricchirsi di terze parti con torri e campi eolici ( per economie di scala e proventi esterni alla regione … ), esiste anche il micro eolico cittadino ?

    Il progetto è power flowers con turbina Eddy, applicato nei viali anche per arredo urbano.
    Produce Kw oltre che esteticamente arredare ( http://www.gizmag.com/power-flowers-project-aims-to-bring-wind-turbines-closer-to-home/18049/ ), tanti Kw : nelle diverse soluzioni tutte non invasive e con 43 db emessi, traduceteVi la scheda tecnica e proponete l’alternativa alla Vs. Amministrazione richiedendo il preventivo.
    Memo : suggerire l’adozione del corpo illuminante led per l’illuminazione pubblica, come ad Ollolai.

    C’è chi, sull’esperienza di El Hierro(**), ha stimato come ricercatore di UniCa, fabbisogni ed ammortamento del costo d’impresa ( nell’ambito di un progetto a cui ha collaborato la comunità scientifica mondiale ).

    Queste sinteticamente le risultanze degli studi, per semplificare i calcoli ci si limita a considerare l’ utilizzo di pannelli fotovoltaici senza abbinare altre fonti.

    ” Il totale consumo di energia elettrica della Sardegna ( dati del 2008, oggi è inferiore, fonte Enel ) ammonta a 12 miliardi di kWh/anno, per una spesa totale ( al costo di 10 eurocent al kWh ) di 1,2 miliardi di euro l’anno.

    La quantità di energia che il sole deposita in un anno su un metro quadrato di superficie inclinata di 34 gradi (di poco inferiore ai 40 gradi, la latitudine media della regione, per ottimizzare le differenze tra estate ed inverno) ed esposta a sud di in modo da ricevere la massima insolazione possibile in Sardegna e’ di 1830 kWh.

    Considerando, realisticamente, che solo il 75% di questa energia possa essere convertita e considerando una efficienza di conversione pari al 15% ( valore medio degli attuali moduli fotovoltaici commerciali ), si ottiene una produzione di energia annua pari a 206 kWh per metro quadro.

    Se volessimo provvedere al 100% del fabbisogno elettrico della Sardegna da fonti rinnovabili, usando pannelli fotovoltaici dovremmo utilizzare 58 km quadri di pannelli.

    A causa dell’ inclinazione, i pannelli vanno distanziati tra di loro in modo da non farsi ombra e questo aumenta l’area richiesta di un fattore che dipende dalla inclinazione e che, nel caso in esame, è poco al di sotto del 100%.

    Cio’ significa che l’ area di territorio necessaria sarebbe di 113 km quadri, che e’ quasi lo 0.5% della superficie della Sardegna, molto meno del 10% di suolo valutato da McKay per l’ Inghilterra !

    Volendo suddividere il territorio richiesto tra i 377 Comuni della Sardegna, ogni Comune dovrebbe provvedere con un appezzamento quadrato di terra di soli 550 metri di lato ( per confronto, si pensi che la superficie attualmente evacuata intorno alla centrale nucleare di Fukushima corrisponde a circa 2800 km quadrati).

    Il costo totale ammonterebbe a 17,4 miliardi di Euro, assumendo un costo alla fabbrica di circa 300 euro al metro-quadro per il sistema Pannelli più Inverter ( l’apparato elettronico in grado di convertire la corrente continua a basso voltaggio generata dai pannelli nella corrente alternata a 220 Volt utilizzata in rete ) – costi che, comunque, sono destinati ad abbattersi nei prossimi mesi: nel 2012 si prevede un abbattimento dei costi fino a 160 euro al metro quadro per un costo totale di 9,3 miliardi di Euro per l’intera Sardegna !

    La centrale fotovoltaica andrebbe accoppiata con un impianto di immagazzinamento idroelettrico: abbiamo calcolato che un volume di acqua di 1 miliardo di metri-cubi ad una altezza di 120 metri è sufficiente per immagazzinare 328 milioni di kWh di energia, sufficiente per garantire all’intera Sardegna totale autonomia energetica ( fino a 10 giorni anche in uno scenario irrealistico di totale assenza di sole e vento ).

    Un miliardo di metri-cubi è esattamente la capacità del lago Omodeo, un lago artificiale già presente in Sardegna e costruito durante il periodo fascista nell’arco di 6 anni dal 1918 al 1924 ( che si trova ad una altezza di 118 metri sul livello del mare). ”

    E sorvoliamo sui salti d’acqua inutilizzati per l’idroelettrico in Sardegna.

    Galsi è un progetto di matrice squisitamente politica e prenditoriale.

    Il motivo non lo si deve ricercare nell’odierna propaganda, siamo lontani quaranta lunghi anni dal continuare a sostenere nella creazione di infrastrutture che ” Il metano, ci dà una mano “.

    Sono le parti interessate e coinvolte ad esibirsi nella difficile arte dell’evitare di contraddirsi, dovendo giustificare l’esborso – conosciuto e maturato ad oggi – di una cifra superiore al miliardo di euri maldestramente esitati.
    Impegnati a capitolo con destinazione d’uso e spesi a sostegno di una scelta tecnologicamente superata, resa antieconomica dal passare del tempo e dalla stessa ricerca.
    Sostanzialmente : si è investito nella direzione sbagliata denaro pubblico, generando complessità anziché semplificare per risorse disponibili ed eticamente applicabili secondo il presupposto delle tre ” E ” nell’intervenire con efficacia, efficienza, economicità.

    Non ci si meravigli se gli amministratori locali siano positivamente interessati : nel 2004 la R.A.S. ha messo a bilancio un fondo e parzialmente stanziato 700 mln € per la rete di gassificazione.
    Quanti Comuni hanno usufruito del fondo, quanti hanno predisposto le tubazioni e quanti ancora devono richiedere il contributo ?
    In tempi di tale contrazione economica, dove negli Assessorati ai Servizi Sociali mancano i fondi per ammortizzare il disagio e le mense della Caritas insufficienti ( fonte Don Marco Lai ), può tornare utile avere spiccioli da devolvere per recuperare il consenso dei Clientes.
    In ultimo.
    L’unica giustificazione, credibile ed ammissibile, è quella di poter generare commesse per un limitato numero di imprese locali e lavoro temporaneo per un imprecisato numero di risorse umane despecializzate : ovviamente part time ed in sub-appalto, con tutte le conseguenze che comporta nel gestire la sicurezza del lavoratore.
    ( Si ricorda che nel rilancio ed ampliamento del Porto Canale a Cagliari, le maestranze despecializzate, es. i ferristi, provenivano da Tunisia, Algeria, Marocco, per contenere i costi al ribasso ).

    (*)Risorse mancanti, il bilancio della R.A.S. è inaffidabile e contabilmente falsato da poste anticipate e non presenti/sostanziate per 2,1 mld € : questo perché il disavanzo contabile cumulato dalla Regione nel quadriennio 2009-2012 è ufficialmente di 5,6 miliardi, sommando anche le
    entrate pretese dallo Stato e non ancora accertate, si arriva a una cifra dell’ordine degli 11-12 miliardi.
    ( fonte : Beniamino Moro, Dipartimento di Economia Università di Cagliari, Professore ordinario di Economia politica, Direttore del Dipartimento di Economia, Presidente del Consiglio del Corso di laurea magistrale in Scienze Economiche )

    (**) El Hierro, isola delle Canarie con popolazione di 10.000 abitanti, dove accoppiando eolico da 10 MW con 2 centrali idroelettriche si è raggiunto totale indipendenza energetica e potabilizzazione dell’acqua necessaria al fabbisogno dell’isola.
    Costo dell’opera : 54.00 mln € ( Cinquantaquattromilioni/Euro )
    ( fonte : UniCa, Dipartimento di Fisica Università di Cagliari )

  14. ^_^

    BigFoot non è che sbagli : segue una corrente di pensiero da valutare per il doveroso rispetto che si deve all’interlocutore, comunque, in qualsiasi dialogo.

    Virtuale o fisico che sia, il dibattere non può risolversi in un contrapporsi, non si producono effetti e nulla si evolve.

    Non si è contro a prescindere, si può e si deve proporre : non dimentichiamo l’infinita serie di input dispersivi e contraddittori che alimentano la coltre di nebbia, la cortina fumogena che accompagna ” l’Affaire Galsi “.

    Argomento principe ed obiezione : ” ma insomma, sei contro il nucleare, l’eolico non ti sta bene, il metano ( e le conseguenze emergenti dalle infrastrutture … ) è da rifiutare.
    Sempre posizionato sul No, come alimenterai la tua caldaia e potrai sopravvivere ? ”

    Scelte, si tratta solo di scelte, cultura e informazione non addomesticata le consentono ridimensionando in termini accettabili il rischio di valutazioni errate.

    Domanda : quali sono i flussi informativi certi ed oggettivi di cui i ns. Amministratori dispongono ?

    Siamo sicuri che chi esercita la decisionalità sia realmente libero di utilizzare il buon senso nella gestione del bene comune, in quale misura, in sub-ordine, per vagliare un processo deliberativo compiutamente senza incorrere in forzature ?

    Il discorso potrebbe complicarsi, questa è filosofia spicciola : come per la propaganda, lasciamola a chi la sa utilizzare.

    Pragmaticamente.

    Chi di Voi è disposto e con quale coscienza a posizionarsi inderogabilmente ( e promuovere con tale enfasi … ) una scelta che ha sottratto e continua ad ipotecare future risorse della collettività senza certezza di buon fine ?

    Questo, senza prima avere esposto e dibattuto pubblicamente le alternative, agevolando lo scambio di conoscenze e non a giochi ormai compiuti e tempo scaduto.
    ( Forse compiuti : all’interno dello stesso Consorzio c’è chi solleva dubbi di reale redditività, 180 mln € annui a regime, da spartirsi in quote societarie, potrebbero non coprire le incidentalità a venire nella realizzazione dell’opera )

    Non affrettatevi con le adesioni e pensateci bene, sono ammesse solo sottoscrizioni in solido tramite impegno fidejussorio.

    Stesso impegno andava richiesto alle Multinazionali che si insidiavano nei costituendi Poli Chimici ed Industriali, salvo vendere e/o delocalizzare per mancante redditività, senza auspicabile conversione dei posti occupazionali e risanamento delle aree occupate.

    Chi sbaglia in questo ipotetico gioco, non perde solo in credibilità : paga.

    Diversamente si vince facile rientrando nella categoria degli amministratori pubblici lungimiranti ed avvicendatisi nel tempo.
    Per non sconfinare eccessivamente nell’inventario della memoria, dal Piano Rinascita.

  15. Grazie lello, anche se in un linguaggio un pò criptico per alcuni, mi pare che la tua esposizione faccia notevole chiarezza sull’argomento, le cifre che tu citi sono i primi veri numeri che sento su questa fantomatica ed incerta opera.
    Concordo sull’aspetto assolutamente propagandistico-clientelare della operazione Galsi,e credo che sia necessaria una forte azione di protesta per combattere decisamente questa ennesima bufala che sta per esserci rifilata.Temo di aver già previsto che ci diranno “ormai abbiamo iniziato” per forzare i tempi.
    Sarebbe bene cercare una qualche azione politica che allontani l’ennesimo “frigorifero agli eskimesi…

  16. Ultimi correlatiEsplode metanodotto in Lunigiana, dieci feritiLaPresse
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    Massa Carrara, 18 gen. (LaPresse) – E’ di dieci feriti di cui tre in modo grave il bilancio della violenta esplosione di una centralina del metano avvenuta nel comune di Tresana, in provincia di Massa Carrara. Un operaio in condizioni gravissime è stato trasferito a Pisa in elicottero, un altro lavoratore, con ustioni sul 60% del corpo è ricoverato a Pontremoli in attesa di trasferimento a Genova. Ustioni sul 60% del corpo anche per una donna che era in un orto vicino al luogo dello scoppio e che è stata trasferita a Parma. Un altro operaio, con ferite lievi, è all’ospedale di Pontremoli mentre altre persone coinvolte e lievemente ustionate sono state medicate al pronto soccorso. L’esplosione, avvenuta durante i lavori di manutenzione a una centralina del metanodotto della linea La Spezia-Parma, che attraversa la Lunigiana, ha gravemente lesionato alcuni immobili e provocato un incendio di notevoli dimensioni. Sul posto è intervenuta una squadra della protezione civile regionale e, per domare le fiamme, i vigili del fuoco, mentre l’organizzazione regionale antincendi boschivi e il corpo forestale si sono portati sul posto per effettuare una verifica sull’area boschiva limitrofa. A seguito dell’esplosione per motivi tecnici nell’area e nei comuni limitrofi è stata limitata l’erogazione del gas metano. Al momento dell’esplosione alcuni operai stavano effettuando lavori di manutenzione al metanodotto.
    Cito da Tiscali, e mi chiedo: perchè non si citano mai le statistiche di incidenti?? non certo perche non ce ne sono….
    Non credo di volere un tubo Bangalore(vedi wikipedia) sotto il c..o!!!!

  17. Il fatto che le reti televisive non abbiano dato nessun rilievo all’incidente di Massa Carrara, mi fa pensare che dietro il metano e le sue reti di distribuzione ci siano colossali interessi palesi ed occulti che vengono insistentemente spacciati come irrinunciabili benefici per la popolazione e su cui è meglio enfatizzare i pro nascondendo i contro.

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