Rio Fluminera: pericolo per la città?

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All’indomani dall’alluvione che ha colpito la Liguria, cresce la preoccupazione degli abitanti di Villacidro che vivono a ridosso del torrente tombato.

Ci sono giunte diverse segnalazioni, dopo le calamità naturali che hanno colpito il territorio della liguria, per sapere in che condizioni è il Rio Fluminera e se un evento simile può interessare anche l’abitato di Villacidro.

La perturbazione che hanno colpito la Liguria sono durate complessivamente 30 ore, ma c’è stata una fase acuta di otto ore fra le 11.00 e le 19.00 del 25 ottobre. Le precipitazioni sono state tipiche di una tempesta tropicale, ma a volte si verificano anche nel mediterraneo. I dati più estremi sono stati registrati a Brugnato,  un comune di 1.300 abitanti che sorge a 115 metri di altitudine nello Spezzino. Qiu sono caduti 153mm in un’ora, nel primo pomeriggio di martedì, 539mm in 24 ore e 542mm in 30 ore, cioè nell’arco di tutto l’evento.

I dati pluviometrici del S.A.R. relativi a Villacidro registrano una media annuale di circa 600mm. Ciò significa che in 30 ore dovrebbe piovere tutta l’acqua che precipita in un anno, come abbiamo visto sopra, ciò è accaduto a Brugnato martedì scorso.

Il bacino imbrifero di Castangias, che raccoglie tutta l’acqua piovana che alimenta il Fluminera, come estensione è circa la metà di quello che raccoglie le acque nel torrente tombato che attraversa Monterosso, il centro ligure più colpito dalla calamità, con caratteristiche del tutto simili al bacino di Castangias.

Generated imageLe condizioni climatiche si stanno modificando.
In futuro è immaginabile uno scenario del tutto simile a quello ligure poiché il canale del Rio Fluminera è stato dimensionato per portate d’acqua, eccezionali si, ma rapportate ai dati statistici e pluviometrici del periodo di realizzazione.
Non vogliamo creare allarmismi, la possibilità di alluvioni è relativamente bassa, ma il numero di millimetri d’acqua caduti in poche ore in Liguria fanno ipotizzare un possibile rischio per il nostro territorio, anche in considerazione del fatto che nel versante sud di Castangias il bosco non esiste più e una pioggia insistente potrebbe dilavare il terreno facendolo franare assieme a pietre e rami secchi direttamente all’imbocco del torrente creando una diga che, tracimando, andrebbe a creare situazioni di vero pericolo per tutta viale Don Bosco, il lavatoio, via Repubblica e via Parrocchia. (A. S.)

Villacidro.info – 29 ottobre 2011

21 COMMENTI

  1. Il bosco purtroppo non esiste più, ed il suo ruolo è importante non solo dal punto di vista estetico (il bellissimo panorama villacidrese) ma sopratutto come protezione dalle frane ed alluvioni! I cari incendiari non hanno mai pensato a questo? bruciando i boschi si mettono in pericolo le nostre stesse vite!

  2. SUL TEMA VOGLIO PROPORRE UN MIO RACCONTO FANTASTICO CHE PERO’ CONTIENE QUALCHE BALRUME DI VERITA’…
    Un disastro annunciato.

    Fin dai primi giorni di ottobre cominciò a piovere incessantemente. Il cielo era perennemente ricoperto da una caligine grigia, compatta, pesante, foriera di oscure minacce. La pioggia veniva giù fitta e copiosa, senza violenza, calma, sorniona.
    Dopo un’estate particolarmente asciutta e calda, il 29 e 30 agosto ci furono i giorni dell’ira: monte Omo, Castangias, Seddanus e parte della pineta del Carmine furono percorsi da furibondi incendi che devastarono il territorio mettendo in pericolo anche le abitazioni e creando il panico nella popolazione. La pioggia venne dunque salutata come un dono provvidenziale. Ma non mancarono le voci allarmate che ipotizzavano scenari apocalittici: la montagna, priva del suo manto vegetale, lacerata dal calore insopportabile, resa fragile nel suo equilibrio idro-geologico, avrebbe potuto franare e la Fluminera, un canale che lo attraversava per tutta la sua estensione, avrebbe sicuramente creato grossi problemi di intasamento e conseguente straripamento con l’arrivo delle piogge.
    Quello della siccità era un flagello ciclico a Villacidro. Ogni anno gli abitanti provavano vera e propria angoscia nel vedere i loro orti soffrire per la penuria d’acqua e l’angoscia si mutava in disperazione quando l’orto seccava e peschi, aranci , ciliegi levavano i loro nudi rami rinsecchiti al cielo come a chiedere: perché questo castigo?
    L’acqua ora, invece, continuava a cadere dal medesimo cielo plumbeo e chiuso, con regolare intensità, di giorno e di notte. Il giorno era separato dalla notte unicamente dall’intensità della tonalità di grigio che, via via che il giorno scorreva, diventava sempre più oscura per divenire nero-pece alle prime ore del crepuscolo. Questa tetra caligine confondeva i contorni delle abitazioni e la linea dei monti sovrastanti il paese, monti che vagamente si intuivano dietro la spessa coltre di nubi e nebbia che tutto avvolgeva.
    Le cime di Cuccureddu, Cuccur’e Frissa, Coxinas, Monte Omo non si distinguevano più, inghiottite dalla densa caligine che confondeva il paesaggio.
    I villacidresi, la notte, stavano ad ascoltare preoccupati il continuo picchiettare di quell’insolita pioggia e, dopo quindici giorni di ininterrotto diluvio, la preoccupazione divenne panico generale.
    La memoria collettiva degli abitanti andò ad un lontano episodio accaduto nel 1842, anno da tutti chiamato s’annu de is sennoreddas. Scrive lo storico : «Pioveva e parèa che l’acqua venisse giù a corbelli. Lo scroscio della pioggia, misto al rombo assordante del tuono, facèa traballare il suolo. A mezzo la notte si scatenò un terribile uragano. La Fluminera, ingrossata improvvisamente, sdegna il suo piccolo letto e l’onda nera e impetuosa mugghia sinistramente, flagellando i muri delle case che sorgono sulle rive. Molte brecce sono già aperte qua e colà sui muri di parecchi fabbricati, che, scossi dalla fiumana, rovinano, lasciando alla povera gente appena il tempo di salvarsi. La pioggia continua a cadere abbondante. Sulla riva sinistra, presso il piccolo ponte , stava una casetta di poche stanze, abitata da due donne, zia e nipote, che campavano sull’ago. Esse dormivano tranquille, quando cominciò ad infuriare la tempesta, ignare della disgrazia che le sovrastava. Il fiumicello, ingrossato maggiormente, urta con rimarchevole violenza contro i muri della povera abitazione. Ad un tratto un terribile rovinio sveglia quelle sventurate. Atterrite per la sùbita intuizione della disgrazia, balzano dal letto esterrefatte e, stringendosi una nelle braccia dell’altra, cercano scampo: ma l’onda nera e vorticosa ha già invaso la stanza e le avviluppa. Sopraffatte dallo spavento, si dimenano in mille guise, cercando di uscire da quell’abisso orrendo, piangono, gridano aiuto…ma invano. Le vie sono deserte: nessun rumore all’infuori del frastuono delle acque. Intanto l’impeto della Fluminera scuote fortemente i muri della casa, e le suppellettili, sballotate di qua e di là, si spezzano nella furia del turbinio. E l’acqua saliva, saliva in quella stanza, dove le povere donne, straziate dal pensiero della morte vicina, facevano gli ultimi sforzi della disperazione…Ma tutto è inutile. L’onda furente, con un ultimo scrollo, distrugge il piccolo fabbricato e trae nel suo corso le vittime…»
    Si ritornò ad invocare i santi protettori di Villacidro, in particolare santa Barbara e san Sisinnio, san Rocco. Quando il fragoroso rombo del tuono ri ripercuoteva sulle livide cime dei monti e l’abbagliante schiantarsi del fulmine solcava il tetro cielo perdendosi nella sottostante pianura del Campidano, le donne atterrite si segnavano con tremore esclamando santa Brabara mia! E sant’Arroccu miu! Gli uomini, invece, uscivano nei cortili e scaricavano in cielo i loro fucili, nella convinzione che gli spari avrebbero aperto le nubi e fatto cessare la pioggia. Ma né santi, né spari evidentemente servivano: la pioggia continuava a cadere incessante, implacabile.
    Intanto cominciavano a verificarsi inquietanti fenomeni.
    A monte del rio Fluminera, nella zona di Castangias, l’impetuoso corso d’acqua, costretto da una scellerata opera di cementificazione perpetrata anni addietro a seguire un tortuoso cammino, procurò il primo disastro. La furia delle acque trascinò nel letto della Fluminera massi, cespugli, detriti vari che formarono una formidabile barriera al deflusso della fiumana minacciosa. Il canale di cemento faceva, a poche decine di metri dal punto in cui un tempo zampillava una sorgente, un’anomala strozzatura ad angolo retto (voluta, si diceva in paese, dall’architetto di turno per non espropriare il terreno di un suo amico…). Ebbene, proprio laddove il canale assumeva questa assurda strozzatura, si depositò l’immane catasta di detriti che impedì il regolare deflusso dell’acqua…
    A il fiume in piena trovò comunque il suo percorso inondando l’intera valle di Castangias e precipitandosi lungo lo stretto canale. Intanto, come se le antiche e mai sopite superstizioni villacidresi avessero evocato il potere malefico delle temute cogas, dalle rupi del sovrastante Monte Omo, violentato dagli immani roghi del 29 e 30 agosto, cominciarono a staccarsi enormi masse di roccia e terra che, con sinistro rimbombo, precipitarono a valle, tutto schiantando nel loro poderoso rovinio. A niente servì la muraglia di cemento e rete metallica posizionata negli anni precedenti per trattenere, si diceva, le frane: finirono miseramente spazzate via come se fossero state di paglia e l’immane frana rovinò sulla Fluminera sottostante.
    La parte alta del paese (bisciad’e susu) in pochi istanti mutò completamente aspetto. Furono in pochi a rendersi conto di quanto stava accadendo, sia perché gli avvenimenti accaddero di notte, sia perché si succedettero a tale velocità che soltanto gli abitanti dei quartieri bassi (bisciad’e basciu) fecero in tempo ad accorgersene. Chi, di questi ultimi, si affacciò alla finestra, atterrito dall’immane fragore e dalla visone spaventosa che andava udendo e vedendo, fece solo in tempo a vedere, inorridito, che la parte alta del paese non esisteva più: case, strade, alberi, tutto sparito, sepolto da una apocalittica valanga d’acqua e rocce che, tutto sovrastando, si precipitava bramosa di altra distruzione verso la parte bassa del paese.
    Si poteva scorgere appena la sommità del campanile della chiesa parrocchiale che s’intravedeva tra le raffiche sferzanti e l’onda colossale che precipitava.
    Poi, accompagnata da un infernale boato, arrivò l’onda annientatrice e fu l’apocalisse. Il grattacielo che sorgeva al centro dl paese, risuonò di un immane boato e si afflosciò su se stesso sollevando una formidabile colonna di detriti che, sollevati prepotentemente al cielo, ricadevano con orribile frastuono dappertutto.
    La fiumana intanto avanzava, ricoprendo la parte bassa del paese con le sue ombre di morte.
    In breve l’intero borgo venne sommerso da quella maligna fiumana di pietre, detriti, alberi, automobili accartocciate.
    La furia degli elementi praticamente rase al suolo l’intero paese. La fiumana d’acqua e detriti arrivò fino ai paesi a valle: Samassi, Serramanna, San Gavino, Sanluri…
    Fu un disastro di proporzioni colossali: i morti ammontarono a oltre 40.000.
    Villacidro non esisteva più

  3. Esatto! Complimenti a chi ha scritto l’articolo, ma dobbiamo
    rimettere mano alla manuntenzione delle montagne, alla pulizia dei corsi
    al recupero degli arbusti che crescono e ostruiscono il letto dei torrenti.
    Le precipitazioni saranno sempre più violente, quindi è inutile aspettare
    una possibile emergenza senza fare nulla! Ricordiamoci con l’aumento
    delle temperature il mare accumula calore che poi lo restituisce
    con gli interessi sotto forma di pioggia!

  4. Ma guardate che ormai tutto e’ lasciato al caso, in effetti poi le distruzioni e le ricostruzioni entrano a far parte del PIL. Non si puliscono piu’ i letti dei fiumi perche’ e’ proibito tagliare gli alberi che vi crescono e prendere anche la legna secca, come e’ proibito raccogliere le pietre che sono nel letto, le quali con l’acqua in piena di un fiume creano catastrofi, rotolando inisieme con essa(perche’ forse non tutti sanno che con l’acqua le pietre rotolano e vengono trascinate dal fiume in piena) e non rallentano in nessun modo la velocita’ dell’acqua, anzi ne facilita lo straripamento perche’ il letto non e’ lineare. Il letto dei fiumi e dei Torrenti deve essere il piu’ lineare possibile, senza ostruzioni di qualunque tipo che ostacolino il regolare passaggio delle acque. Peccato che questo prima si faceva regolarmente rispettando il naturale corso dei torrenti. I consorzi di bonifica si dovrebbero occupare della cosa, ma pare che la bonifica a parte pretenderla in termini economici, non si faccia nulla per mettere in sicurezza canali e via dicendo. Dove c’e’ un fiume deve rimanere un fiume, e deve essere pulito e tenuto in ordine con una buona manutenzione, e questo deve avvenire anche se per 50 anni le piogge sono state semplicemete piu’ distribuite nel tempo. Se un tempo Villacidro era diviso in due dalla fluminera in piena, non e’ detto che quel tempo non ritorni. Quindi prima che la catastrofe avvenga, semplicemente pulire e ripristinare quello che ormai si e’ lasciato nel dimenticatoio sarebbe normale. Ma in questo modo di normale c’e’ solamente una cosa: dire dopo che e’ successo che non era prevedibile…mi spiace ma prima senza protezione civile(volontari pagati) senza forestali(numericamente sempre di piu’) e senza persone pagate per dire stronzate, si risolveva molto di piu’ con poco, si rispettava semplicemente quella che era la natura senza pensare al lato economico come invece succede ora.

    • Il lato ecopnomico, lo si guardava molto di piu’ prima, perche’se io curo il mio territorio, non devo spendere dopo per riparare alle catastrofi. Ma siccome oggi vale di piu’ riparare le catastrofi che prevenirle, ecco che assistiamo a rovine annunciate, che a qualcuno fanno comodo sempre.

  5. Sicuramente si può iniziare a liberare il letto del fiume dalla terra, vegetazione e pietrame. Sia a valle ma sopratutto a monte. Poi si può ipotizzare un vascone di guardia che raccolga una massa d’acqua improvvisa, i sistemi idraulici sono conosciuti.
    Chi abita lungo la fluminera trasferisca le camere da letto al piano superiore. Puliamo il sottobosco e piantumiamo alberi da folte chiome. Come ha detto qualcuno, prima o poi la tempesta tropicale “ce la molla anche a noi”

  6. Il 7 di novembre del 1983, due ore di pioggia intensa provocarono grossi danni!!! La strada di Domusnovas (GARIAZZO), franò in vari punti; La strada sterrata che porta a MONTIMANNU anche, chi ha notizie della quantità di acqua caduta in quella circostanza!!!

  7. Diventa vitale la bonifica e la manutenzione del bacino imbrifero a monte, soprattutto ora che i versanti sono a nudo per via degli incendi. La prevenzione prima di tutto, ad evitare che l’imbocco artificiale venga ostruito ed obbligando così la massa d’acqua a defluire in superficie.
    E’ il solo modo per limitare i danni, perché davanti a eventi pluviometrici eccezionali – come durata e quantità di pioggia – simili agli ultimi della Liguria, anche l’attuale sezione idraulica della Fluminera potrebbe essere insufficiente a smaltire tali quantità d’acqua.
    Tra l’altro sembra, ma è da verificare, che la tombatura non abbia poi un percorso lineare, ma ci siano punti di sezione ridotta, il che non faciliterebbe il deflusso.

  8. Nella sezione tombata sono presenti degli sbocchi in cui del materiale come rami, legna e massi potrebbero bloccarsi proprio in quel punto facendo uscire l’acqua dai cancelli di ispezione.. sto parlando del Ponte su Vicariu, del piazzale ex Mercato Vecchio e di piazza S’Osteria. Sono i tre punti dove l’acqua potrebbe trovare sbocco andando ad allagare tutte le case a valle lungo il percorso.

  9. Voglio tirare in ballo ABBANOA: in viale don Bosco esiste una cronica perdita che dura mesi (o anni?). Io penso che questo continuo effluvio d’acqua possa anche erodere il muraglione che sottende la Fluminera. E se quello cede? Che cosa può succedere? Bisognerebbe citare in giudizio Abbanoa per omissione di servizio (peraltro profumatamente pagato dai contribuenti): Chiediemo i conti agli enti di casta che fanno quel che vogliono senza rendere conto a nessuno. Il tempo è sscaduto!!!

  10. Il nostro clima si sta “tropicalizzando”, soprattutto per cause indotte dalla cosiddetta antropizzazione. Esistono diversi studi che confermano la tendenza del clima mondiale alla estremizzazione dei fenomeni: con particolare riferimento all’alternarsi di alluvioni e siccità.
    Mi fa piacere che questo blog affronti la questione.
    Forse, quando si parla di rischio, occorrerebbe definire una scala di riferimento e capire se si parla di rischio a breve, media o lunga scadenza. Inoltre, per come stanno oggi le cose, esiste sempre una buona dose di imprevedibilità dei fenomeni atmosferici.
    Come in parte ho già scritto in altra sezione, ora si rende più che mai necessario:
    1) promuovere campagne di piantumazione su suoli pubblici e privati;
    2) effettuare costante manutenzione dei boschi esistenti;
    3) sensibilizzare la popolazione su temi così importanti come la prevenzione incendi nelle campagne (come e più che nelle città) a partire dalle scuole dell’obbligo; sin dalla tenera età è importante sapere che “il bosco” è di tutti.
    4) rendere edotta la popolazione circa i rischi derivanti dalla cementificazione selvaggia che toglie spazio al verde pubblico e, quindi, alla idonea ossigenazione dell’atmosfera; per non parlare della cementificazione (peraltro, spesso, con criteri costruttivi semplicemente folli) in zone a particolar rischio di alluvione e/o d’incendio;
    5) informare la popolazione circa gli effetti negativi sulla salute causati da ossigenazione non ottimale.
    Credo sia inutile aggiungere che una maggiore sensibilità sulla questione, da parte della “classe dirigente” (le virgolette sono… istintive), sia praticamente obbligatoria.

  11. Le perdite d’acqua, a Villacidro, si vanno facendo vieppiù frequenti. Sono diversi i punti nel centro del borgo che fanno acqua. Viale don Bosco è il caso forse più eclatante. La via è una costellazione di pezzi messe in tempi diversi a seguito di interventi tampone mal fatti o parziali. Immancabilmente quel viale è bagnato da copiose perdite che innaffiano l’asfalto e (forse) creano anche problemi alla stabilità del muro che sottende la Fluminera. E chi ci dice che queste continue perdite non possano un dì causare cedimenti al canale che attraversa Villacidro? Una domanda: si fa, prima dell’inizio della stagione delle piogge, un monitoraggio della situazione della Fluminera? Esiste qualcuno che si interessa della faccenda? Domande non oziose. Domande alle quali la politica e Abbanoa dovrebbero essere sensibili e dare qualche risposta… Troppo banale non rispondere o, peggio, minacciare chi, educatamente chiede chiarimenti…

  12. Purtroppo, se pensiamo cosa sta succedendo nel resto d’Italia il racconto fantastico di G.P. Marcialis potrebbe anche diventare realtà. A Genova sono caduti 300 mm di pioggia da mezzanotte alle 13, se consideriamo che la precipitazione annua è di 600-700 mm, ci troviamo davanti ad eventi più che eccezionali, in pratica sono caduti 300 litri d’acqua in ogni metro quadro di suolo (3.000.000 litri in un ettaro). Con tali quantità d’acqua la sezione di un fiume o canale posto a valle di un bacino imbrifero di 100 ettari deve essere in grado di smaltire in uscita 300.000.000 di litri, 23.076.923 litri all’ora, ovvero circa 6.410 litri al secondo (ogni secondo passa un muro d’acqua di 2 metri x 3 m x 1m). Ora non vorrei creare allarmismi, ma la possibilità che un evento simile possa capitare anche da noi non è una fantasia dei pessimisti, e sarebbe un evento con conseguenze disastrose anche se tutto fosse tenuto al meglio: una bella pineta, tutti canali puliti, ecc. Non ho fatto calcoli ma ad occhio, la sezione tombata del rio Fluminera mi pare non adeguata ad un simile evento e sicuramente presenta imbuti che costituiscono sicure criticità. A questo si aggiunge il fatto che non abbiamo più una bella pineta, ecc. che comunque entro certi limiti riuscirebbe solo ad attenuare ma non impedire un disastro (dopo certi quantitativi d’acqua l’effetto spugna della copertura e del suolo forestale si annulla ). In passato sono stati fatti molti errori, ma anche se questi non fossero stati fatti, oggi bisognerebbe comunque rivalutare gli assetti del territorio considerando questi eventi più che eccezionali, che pare stiano diventando ordinari su scala nazionale.

    • buongiorno a tutti voi. ho letto i vostri commenti e devo dire che c’è da meditare veramente su quanto sta accadendo, mia mamma ogni volta che piove mi ricorda di quando è scesa tanta di quell’acqua dalla pineta che era entrata a casa di zia fellicina mastino , avevano un maiale in sa lolla , l’acqua l’ha trascinato in casa di zia cramella atzei e da li l’acqua è scesa a casa di ziu pistoccu . si sono trovati l’acqua in camera da letto . per farla breve in piazza municipio hanno raccolto sedie e tanto altro, io ricordo anche i morti che ci sono stati nel rio fluminera, la prevenzione prima di tutto e che si cambino le leggi stupide attuali. i monti vogliono rimboscati magari con i vitalizi dei politici , pensate quanti alberi si potrebbero piantumare e stare un po più attenti quando si danno i consensi per poter costruire. l’acqua da quando esiste il mondo ha un suo territorio ben definito e se qualcuno si impadronisce lei lo rivuole indietro anche a scapito di disgrazie. meditate meditate.

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