Keller, i treni per l’Iran mai realizzati

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Il mistero di una commessa da 340milioni di euro mai partita. Parla Muscas, ingegnere in cassintegrazione, assunto per il progetto fantasma.

I treni per l’Iran made in Sardinia non sono mai stati nemmeno iniziati. La famosa commessa torna sempre, da anni, nei discorsi sulla Keller di Villacidro. E anche nell’ultimo piano industriale, dove è citata ma comunque non inserita “in via precauzionale”. Per capirne il valore basta guardare i numeri : la stima dei due contratti è di circa 340milioni di euro su un portafoglio lavori totale di 70milioni. Un’evidente sproporzione. Sono due i contratti sottoscritti con l’Iran nel 2007 e ancora oggi non sono esecutivi. Antonio Muscas è un cassintegrato della Keller: un ingegnere meccanico che è stato assunto proprio per quell’impegno. In ballo c’era la costruzione di 220 carrozze per quindici treni, sei da assemblare in Sardegna, gli altri all’estero. Come lui una decina di altri lavoratori rientrati nel piano di assunzioni. Per molti quel lungo percorso di selezione non è mai andato in porto proprio perché quei di quei treni destinati all’Iran (e ricordati anche nella relazione dei revisori dei conti) non si è più saputo nulla. «Eppure i contratti c’erano – dice Antonio Muscas – erano firmati. Io li ho visti. Poi non so esattamente cosa sia successo perché comunque pare che sia arrivato il via libera dell’Istituto nazionale per il commercio che regola i rapporti internazionali sopratto le relazioni industriali più delicate, come in questo caso».

E allora cos’è successo? Perché questo ritardo? Nessuno sa dare risposte precise in merito. Di certo anche il cambio all’interno della proprietà ha avuto ruolo ben definito, secondo Muscas: «Quando la finanziaria bresciana Hig è entrata come socio di maggioranza c’è stato un periodo senza direzione, poi è subentrato nel consiglio di amministrazione Stefano Aldrovandi e a me, personalmente, è stato chiesto di occuparmi del trasferimento di tecnologia». Perché la famosa commessa iraniana prevedeva infatti anche una linea di fabbricazione in Iran, una sorta di divisione del lavoro. All’ingegnere Muscas che ora è anche consigliere di minoranza del Comune di Villacidro e che ha lavorato in Inghilterra e nel nord Italia alla Fiat era stato dato un incarico di responsabilità. «Mi era stato proposto di trasferirmi in Iran- racconta- almeno per qualche anno. Avrei dovuto seguire l’avvio dell’attività di produzione. Io ho accettato, ma poi non c’è stato un decollo. Non si è mai partiti». Di fatto l’ingegnere Keller non faceva nulla. «Ho chiesto di esser rimosso dall’incarico e sono stato dirottato alla pianificazione in officina, qui a Villacidro ». I problemi sarebbero, ancora una volta, quelli con le banche e la credibilità della società. «La dirigenza insisteva col dire che il progetto era ancora in vita- dice ancora Muscas- ma di fatto non lo è mai stato». Per lui nel 2009 e per gli altri colleghi è arrivata la cassa integrazione. Eppure, ne è convinto: «La Keller e i suoi operai avrebbero gestito alla grande la commessa. Serviva però un salto tecnologico e qualitativo per quanto riguarda anche la dirigenza. E ora si punta a salvare a tutti costi senza chiedersi come si è arrivati a ciò». (mo. me.)

Villacidro.info – 27 settembre 2011  –  Fonte: SARDEGNA 24

4 COMMENTI

  1. Piano piano le verità saltano fuori. Non capisco perché non si sia mai parlato in modo così dettagliato della commessa dell’IRAN, soprattutto da quelle persone che stanno cercando, arrampicandosi sugli specchi, di portare avanti una protesta “inutile”.

  2. Insieme a quelli dell’iran aggiungerei anche quelli per l’egitto!
    Una cosa mi fà assai ridere, anche in questo articolo si parla di tecnologia, si parla sempre di una zienda all’avanguardia!!! ma posso sapere di quale azienda si parla? della keller? la cosa fa ridere!!! le miniere di ingurtosi sono tecnologicamente avanzate rispetto alla keller!! funziona solo 1 cosa su 10 e quella che funziona ha 20 anni..
    se fossi nei dirigenti mi sarei sempre vergognato nel portare i visitatori in giro nei vari reparti! chissà quante risate si saranno fatti!
    l’unica tecnologia/risorsa in quella azienda siamo noi operai che senza attrezzature riusciamo a fare il lavoro, se messi in condizione di lavorare sarebbe una azienda leader

    • ma finiscila…ma hai presente le attrezzature di cui disponiamo? capannoni enormi tutti coperti da carri ponte…tutti impiantizzati…muletti e trasbordatori vari…taglio laser tridimensionale…robot di saldatura igm…alesatrice pama…tornio di grandi dimensioni…forno per i carrelli…reparti pieni di macchinari vari…eppoi l’azienda è collegata direttamente alla rete ferroviaria…finiamola di sputare nel piatto dove mangiamo…spero che tutto questo non venga svenduto perche’ è costato fior di quattrini alla regione e quindi a noi tutti

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