Spunti di riflessione tra politica e filosofia dal movimento IRS

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Affollata assemblea del ricostituito movimento iRS, indipendèntzia Repùbrica de Sardigna, nella sala convegni dell’hotel Cuevador a Villacidro.

Grande curiosità e volti nuovi tra i giovani che hanno partecipato all’assemblea pubblica “iIRS incontra il campidano“, tenutasi domenica pomeriggio a Villacidro. Presenti i coordinatori regionali del movimento e il presidente Gavino Sale.

I convenevoli di rito sono stati affidati a Claudia Aru, villacidrese d.o.c., la quale ha  presentato i principali referenti nazionali e il coordinamento regionale aprendo il dibattito con gli interventi di alcuni attivisti locali, Paolo Curridori e Paolo Cabriolu.
Gli interventi che si sono succeduti hanno fatto emergere le problematiche più a cuore del movimento, ovvero, le lotte intraprese contro Equitalia e la sua fallimentare gestione,  Abbanoa e le bollette pazze,  le attività del movimento nel Medio Campidano  su temi come il rilancio dell’economia locale, la valorizzazione culturale del territorio, la disoccupazione giovanile e la salvaguardia dell’ambiente.
Annunciata anche la candidatura alle comunali di Cagliari di Claudia Zuncheddu, coalizzata nei movimenti indipendentisti autonomisti sardi. Gavino Sale ha chiuso i lavori con un discorso a metà  tra la filosofia e la politica.
Per quanto riguarda il comune di Villacidro i tempi non sembrano ancora maturi per proporre una lista civica in cui far confluire forze indipendentiste, ambientaliste e altre associazioni, anche se è trapelato che si sta lavorando in tal senso. (A. S.)

Villacidro.info – domenica 20 marzo 2011

17 COMMENTI

  1. ero presente all’incontro di Irs a Villacidro, attratto dalla curiosità di conoscere le motivazioni per l’indipendentismo e la strategia per attuarlo in modo ghandiano. Avrei chiesto di parlare, ma i lavori erano impostati per far esprimere solo il gruppo dirigente. Peccato! Avrei espresso il mio incoraggiamento ai giovani che hanno manifestto una decisa volontà per il riscatto della nostra dignità, ma soprattutto per apprezzare la vostra scelta graduale, non violenta, per il conseguimento dell’indipendenza. Avete fatto bene a precisare che Irs persegue l’obiettivo senza guerre civili ma con il convincimento delle coscienze, attraverso la ricostruzione storica, le potenzialità economiche, la valorizzazione del patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico. Vedo nei vostri giovani così caparbi, la speranza di un progresso vero, basato sull’uso onesto e intelligente delle risorse locali (vento, sole, mare, cultura, storia, agroalimentare, ambiente, turismo), senza più vessazioni dei governi centrali o dei predatori di turno di risorse finanziarie, ambientali, culturali. Ciò che deve essere più di un auspicio è l’unità delle forze indipendentiste non violente, per convergere su una piattaforma credibile e praticabile: i sardi devono essere conquistati dalla bontà dell’obiettivo, aiutati a liberarsi dal cappio politico del sistema dei partiti che coltivano il consenso facendo credere di poter distribuire a tutti qualche “bricciola!” Un particolare complimento al giovane agricoltore Paolo Cabriolu che ha centrato in pieno le cause delle vessazioni subite dalla categoria. Anch’io ho origini contadine, ma lascia le campagne dei miei a metà degli anni Sessanta, disperato per i debiti contratti con il B.co di sardegna e il consorzio agrario. Ora, con la campagna ho un grande rapporto di affetto: noi sardi possiamo avere tanto da esse, se sappiamo presentarci diversamente a Bruxelles…saludus cun gana a totus.

    • Salludi a tottus.
      Vorrei precisare per Olivastro che il dibattito è stato proposto diverse volte ma nessuno ha avanzato domande o considerazioni. Per quanto riguarda iRS medio campidano complimenti ragazzi…veramente complimenti per la determinazione e per l’impegno profusi sia nell’incontro che nei semplici e quotidiani comportamenti atti a promuovere e tutelare semplicemente i sardi, la gente comune e la volgia di vivere di una Nazione…sa nosta!!!

  2. Ciao Olivastro!
    Abbiamo chiesto più volte gli interventi del pubblico! Che confronto sarebbe stato sennò? Mi dispiace che non abbia parlato! Il tuo parere sarebbe stato utile e prezioso , per qualunque informazione o chiarimento, siamo sempre disponibili. Grazie per esserci stato. A sa prossima.

  3. Saluto Olivastro che conosco “molto bene”; purtroppo ieri, quando è stato chiesto all’assemblea di esprimere dei pareri lui era gia andato via…peccato!
    Io credo che sia un fatto assodato e incontestabile che la questione sarda – eterna incompiuta storica – abbia subito nell’ultimo periodo un mutamento in fase d’approccio politico,culturale e sociale. Il dibatito costante,le iniziative quotidiane di Irs(e ProgReS) hanno sancito l’uscita dal ghetto politico e teorico dell’indipendentismo, al di là di certe resistenze e di certi stereotipi che in un certo modo appesantiscono ancora l’avvicinamento al tema.Oggi io, mi lascio alle spalle le esitazioni che la classe politica “autonomista” mi ha propinato, non cado nelle loro trappole concettuali e,sinceramente, delle fumose prudenze politiche dei partiti italiani presenti nella mia Terra,me ne infischio!L’indipendentismo mi mette davanti a scelte precise, senza troppi compromessi intellettuali, politici e/o etici e io ho scelto..ho scelto di farne parte! ho scelto di aderire a quella linea indipendentista democratica, non violenta,non nazionalista,non separatista, che si sposerà con i miei principi progressisti e solidali.Che possa piacere o meno, da oggi il palese fallimento della classe politica italiana ed il suo modello esportato in Sardegna dai partiti italiani dovrà fare i conti con un pensiero indipendentista sempre più forte,sempre più organizzato e moderno e con i giovani che si stanno impadronendo di questo concetto!
    Salludi a Tottus e…Fintza a sa Repubbrica!

  4. Buonasera. M’inserisco col massimo rispetto e tutta la cautela possibile in questo articolo ed auguro a tutti coloro i quali credono veramente nell’identità culturale sarda (che esiste) come in quella di tutti i popoli, di trovare la miglior strada possibile per conservarla. E’ un augurio rivolto anche a me stesso.
    Nell’ambito di un confronto che tocca senz’altro un aspetto fondamentale della nostra tradizione culturale e della nostra economia, ovvero l’agricoltura (che di solito si considera irresponsabilmente un settore di serie B), vorrei chiedere ad Olivastro quale dovrebbe essere lo scopo di una migliore presentazione a Bruxelles. Si riferisce alla solita richiesta di contributi o ad un indirizzamento delle leggi comunitarie in una certa direzione? Inoltre, penso sia utile per tutti (specialmente per i più giovani) conoscere la storia dell’agricoltura in Sardegna diciamo dagli anni ’50 ad oggi. Più o meno da quando sono arrivati in tutta Europa i presunti maghi della chimica che, molto abilmente, hanno illuso i contadini promettendo miracoli derivanti dall’uso senza limiti di micidiali prodotti per concimare e diserbare. Dall’idea che mi sono fatto leggendo il Suo intervento, penso che Olivastro abbia molto da insegnarci su queste cose. Grazie.

  5. Caro Angelo, sappiamo che la politica agricola comunitaria (Pac) si elabora a Bruxelles e definisce piani e interventi settoriali secondo le proposte che ciascun Paese aderente formalizza. L’Italia dovrebbe ufficializzare le sue proposte dopo averle concertate con le Regioni e le organizzazioni dei produttori (Op)Purtroppo la concertazione fra le regioni è fatta con la mediazione dei partiti e le organizzazioni dei produttori sono politicizzate anch’esse, per cui il risultato è che la Sardegna, in questa mediazioni conta come il 2 di briscola. Pertanto, penso che senza uno scatto di ribellione da parte dei produttori sardi affichè si riconoscano le specificità delle produzioni isolane, l’economia agricola nostrana non potrà mai competere con i volumi agricoli degli altri Paesi comunitari. Ovviamente, occorre essere associati per contare e produrre in filiere di nicchia. Per essere unici nella qualità e nella diversità. Auguri agli agricoltori che vogliono cimentarsi nel nuovo corso. ALZATE LA VOCE!

    • Il limite di iRS sta nel vedere nell’indipendenza la panacea di tutti i mali. Io non credo sia così. Io mi sento sardo e non italiano sia chiaro, ma che me ne faccio dell’indipendenza se poi mi ritroverei con gli stessi problemi di oggi? Bisogna pensare a modelli sociali ed economici alternativi a quello capitalistico (per quanto utopistico possa sembrare). Se l’indipendentismo fosse funzionale a questo io starei con iRS, ma iRS sta per l’indipendentismo e boh. Poi anche tutta quest’esaltazione della non-violenza mi pare un pò patetica. Non fraintendetemi, io odio la violenza e non ne faccio mai e poi l’apologia, ma se uno mi aggredisce io mi difendo con la forza (si fa per dire perchè non ne sono capace…). La non violenza a prescindere non la capisco: se avessi un figlio gli direi: non usare la violenza ma se uno ti mena e non ci sono altre possibilità di difesa usa la forza.
      Ora, se la sardegna davvero maturasse diffusamente una coscienza indipendentista come la si raggiungerebbe questa indipendenza defintiva?Con un referendum mi pare abbia detto Sale…Ma secondo voi i colonizzatori italiani si lascerebbero scippare una colonia come la Sardegna così facilmente?Domando: se lo Stato italiano mandasse l’esercito per impedire manifestazioni a ssotegno del referendum o se desse vita in sardegna ad una sorta di strategia della tensione come si compoterebbe iRS?e poi non capisco perchè debba partecipare alle elezioni amminsitrative (abbiamo in sardegna un sindaco di iRS mi pare, che ovviamente deve giurare fedeltà allo stato italiano…). Mi pare che iRS stia in una sorta di binario morto…

      • La sardegna è ovviamente un territorio a vocazione agricola e turistica, ma di fronte allo strapotere della grande distribuzione è difficile per gli agricoltori stare sul mercato. Io mi batterei per l’abrogazione in tutta europa del sostegno economico all’agricoltura, proverei a stimolare l’associzionismo dei piccoli produttori, indirizzerei i sardi verso le produzioni di qualità e attaccherei la grande distribuzione, principalmente ritornando all’antico, cioè eliminando gli intermediari della filiera e far sì che il prodotto vada dal produttore al consumatore. Ogni agricoltore dovrebbe avere il sacrosanto diritto di vendere direttamente in casa sua, senza che gli si metta il bastone tra le ruote con le più assurde norme comunitarie.

      • concordando uno “slegamento” dalla penisola. Erediteremo perciò le basi militari e un armamento per difesa della nazione sarda, alleanze con l’Italia, Francia, Spagna, Germania, resteremo in europa con la moneta unica, manterremo tutte le leggi che più funzionano e la costituzione italiana. Niente altro. modificato il regime fiscale e riportate le sedi legali delle grandi industrie e società di capitali e turistiche in sardegna, il gioco è fatto. Saremo molto più ricchi di ora, resterebbe solo il nodo del debito pubblico con l’italia da estinguere in qualche maniera. Lo so, l’ho fatta troppo semplice, ma la base è questa!

        • Sì ma come fai a concordare con lo Stato italiano?I baschi sono anni e anni e anni che lottano ma lo stato spagnolo non ha mai concordato niente. Su quale base si pensa di poter concordare?Per poterlo fare occorre contare su un rapporto di forza favorevole ai sardi. Mi pare utopistico…
          Trovo insopportabile anche l’interclassismo di iRS. Un sardo sfruttatore per me è essenzialmente uno sfruttatore e non un sardo…

          • va be, l’e.t.a. è partita forse col piede sbagliato, a suon di bombe e terrore. A noi serve la maggioranza dei sardi che democraticamente fanno sapere a Roma che vogliano separarsi, si modifica la costituzione e fine. Certo ci vogliono i numeri, ma una maggioranza molto ampia di sardi può portare avanti una simile istanza. Se non funziona così si passa alle maniere forti, e per forti intendo sangue.

  6. E’ vero, il sindaco di Perfugas Mario Satta deve sottostare alle leggi dello stato Italiano ma ti giuro che la politica locale ha presupporti di gran lunga differenti rispetto a quelli che siamo soliti conoscere dalle nostre parti. Chiedi pure ai cittadini di Perfugas.
    L’indipendentismo prima di tutto è un concetto che deve vivere nella nostra testa, condividere questa politica modifica il nostro rapporto con la vita stessa, da quando vai a fare la spesa a quando guardi la tv ( se ancora la guardi) . L’indipendentismo è la consapevolezza di farcela da solo/a senza sentirti inferiore o meno capace di nessuno, vuol dire smettere di pensare che solo dall’esterno arriverà la salvezza o la risposta giusta ai nostri problemi; con questo voglio dire che ciascuno di noi è responsabile ( seppur in parte) di questo stato di cose. Per troppo tempo abbiamo lasciato fare , a volte per pigrizia, a volte per ignoranza, a qualcuno che ha lavorato al posto nostro e lo faceva salvaguardando i suoi interessi, non di certo i nostri. Ora basta , non abbiamo più scuse. Dobbiamo metterci a LAVORARE tutti per migliorare la nostra vita e di conseguenza quella degli altri. Qui non si parla di campagna elettorale selvaggia, non ci interessa, qui si sta parlando di ridare ai sardi la speranza di poter migliorare la propria condizione di vita ed essere FINALMENTE i protagonisti della loro storia. Un pò come furono i Shardana.
    Gratzias

    • Anche quest’esaltazione degli shardana è inacettabile (comune a molti indipendentisti). Gli Shardana erano un popolo guerriero e violento, come tali li odio, sardi o non sardi non importa. Ecco qual è il problema di ridurre tutto alla nazionalità: dobbiamo accettare come buona una cosa solo perchè appartiene alla nostra gente? In sardegna, come in buona parte dell’europa (e non solo), per millenni ci fu il culto della dea madre (anche a serrenti sono stati fatti dei ritrovamenti archeologici molto molto importanti). I popoli che adoravano la dea madre erano pacifici, organizzati non gerarchicamente, c’era la parità uomo-donna, erano organizzati in maniera molto molto complessa ma senza avere strutture gerarchiche rilevanti, vivevano in simbiosi con la natura, ecc. (leggere Il calice e la spada di Riane Eisler). Questo è il modello a cui guardare e non i volgari shardana. Perchè dovremmo esaltare i popoli guerrieri sardi? solo perchè facevano ad altri quello che noi non vogliamo si faccia a noi? Il problema primo è la modifica delel strutture sociali della società capitalistica, poi viene il resto…Ciao

  7. Ciao Zapata.
    Mi piacerebbe sapere il tuo vero nome, ti ricordo che il tuo ricorda quello di Emiliano Zapata, un rivoluzionario che ha guidato la lotta ARMATA del Messico. Quindi , poche storie sui guerrieri violenti nei quali- evidentemente- non mi riconosco. Vedo che non hai minimamente colto il senso delle mie parole. La mia era una METAFORA rispetto al senso di frustrazione che appartiene al popolo sardo. Se io faccio parte di molti indipendentisti , tu mi sembri il classico comunista nostalgico che alla lotta al sistema capitalistico non sa bene cosa contrapporre. Io sono per una società senza DEBITO, senza BANCHE private che decisono le sorti del mondo e per una divisione equa della ricchezza, per esempio, non di certo per l’altrettanto fallimentare sistema comunista.
    Magari ne riparliamo.

    • Perchè vuoi sapere il mio nome?Non è importante il soggetto ma l’oggetto di discussione. Emiliano Zapata non era comunista autoritario, piuttosto era un comunista libertario, cioè non marxista leninista. Nemmeno io sono marxista, tantomeno sono marxista-leninista, ma in ogni caso comunismo non è sinonimo di marxismo. E’ vero, Zapata era un rivoluzionario non pacifista, ma io ho detto che non sono non-violento a prescidenre, per cui non condanno i popoli che usano la forza per far valere i propri diritti (attenzione: usare la forza non significa terrorismo). Il fine che auspico però è una società pacifica ed egualitaria, non gerarchica e non autoritaria. La storia della dea madre, in sardegna e no, viene accuratamente occultata perchè dimostra che un certo tipo di società è sopravvissuta per millenni. Il sistema invece preferisce diffondere il culto dei popoli violenti e gerarchici (pensiamo a Piero Angela..tutti i suoi documentari sono una vera e propria apologia degli imperatori e dei popoli violenti, come i romani), di modo che si pensi che la violenza e la malvagità sia insita nell’essere umano. In questo modo la gente viene educata a temere gli esseri umani e così si affida in tutto e per tutto ad un capo, a un partito, a un’autorità qualsiasi che promette loro tranquillità e sicurezza. Mi piacerebbe che la storia della Dea Madre venisse propagandata dagli indipendentisti, che invece la trascurano o non la conoscono affatto (come del resto fa la stragrande maggioranza della popolazione italiana). Infine…guarda che tutti i movimenti indipendentisti mi stanno simpatici, non ho nulla contro iRS, penso però che il solo indipendentismo non possa essere sufficiente a cambiare lo stato della cose. Ciao

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