Valorizzazione degli alberi di San Sisinnio: “un vuoto culturale”

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Le misure da adottare per la salvaguardia degli alberi monumentali: integralismo o semplice buon senso?

Con questo articolo vorrei si prendesse coscienza che gli olivastri di San Sisinnio non sono patriarchi di serie B, da relegare a semplice contorno idilliaco per feste e grandi mangiate, anzi non sono nemmeno alberi monumentali qualunque, ma un raro esempio di convivenza dei requisiti di rilevanza previsti dalle norme in materia (rilevanza paesaggistica, storica, culturale e sociale), che, anche se posseduti separatamente, sono sufficiente motivo di applicazione delle essenziali norme di salvaguardia.

Erano gli inizi degli anni ottanta, quando per la prima volta, durante un’esercitazione di botanica forestale nel Mugello, ebbi a che fare con il tema della conservazione degli alberi monumentali e rimasi colpito dai patriarchi verdi del parco di villa Demidoff (Pratolino, Toscana), dove oltre alla tutela e conservazione delle statue, delle fontane, e degli scenari ideati e realizzati dal Buontalenti negli anni 1569-1581, su incarico di Francesco I dei Medici, si dava altrettanto rilievo alla conservazione degli alberi vetusti, curata dalla Facoltà di Agraria di Firenze. In particolare mi sono rimasti impressi, per la loro maestosità e bellezza un Platano (Platanus orientalis L; 25 metri di altezza, circonferenza di m 4.80 a m 1.20 dalla base e m 7 alla base), ed un cerro (Quercus cerris L: 38 metri di altezza, circonferenza del tronco m 6,60 – dati da schede Arsia), ma soprattutto non ho mai dimenticato la lezione sulla tutela degli alberi monumentali tenutasi in loco: ai fini della loro salvaguardia, oltre al monitoraggio delle patologie, la verifica della stabilità strutturale e dello stato vegetativo, veniva dato un fondamentale rilievo alla preservazione del suolo.
Attorno a questi maestosi alberi veniva vietato l’accesso dei visitatori per una superficie uguale o superiore all’area di insidenza della chioma (proiezione di questa al suolo), che non è affatto una misura eccessiva ideata da integralisti del verde, ma è basata su fondamenti scientifici ed ha una rilevante importanza ai fini della tutela dei patriarchi verdi: infatti, la salute dell’albero ed il vigore vegetativo sono fortemente condizionati dallo stato del suolo che, per effetto del frequente calpestio, specialmente se il terreno è umido, viene alterato nella sua struttura con conseguenze negative sulla ritenzione idrica e sugli scambi gassosi, che rendono l’ambiente meno ospitale per l’apparato radicale e lo espongono maggiormente all’attacco dei patogeni. Anche nelle piante, come in tutti gli esseri viventi, con l’avanzare dell’età diminuisce la capacità di reazione al mutamento dei fattori ambientali e la resistenza agli stress e quando si ha a che fare con la conservazione degli alberi monumentali le misure di tutela devono essere di gran lunga più restrittive di quelle adottate per gli alberi coltivati in ambiente urbano, che vediamo vegetare in condizioni difficili grazie alla capacità di adattamento che caratterizza la fase giovanile, oltre la quale possono presentare sintomi di senescenza precoci (per es. carie del tronco) e maggiore sensibilità alle patologie rispetto ad alberi cresciuti in condizioni ambientali più vicine all’optimum della specie considerata.

La semplice precauzione di impedire il calpestio, fino ad oggi, non è stata ancora applicata in modo deciso per gli olivastri di San Sisinnio, che purtroppo, anziché godere di un maggior rispetto con l’avanzare dell’età, negli ultimi decenni sono stati sottoposti a forti stress, sia in modo diretto (per es. taglio di rami per il fuoco), sia attraverso forti alterazioni dell’ambiente in cui si sono sviluppati: costruzione di tavoli sotto la chioma, calpestio del suolo mediante automezzi e realizzazione di opere murarie che hanno alterato il regime delle acque e verosimilmente causato gravi lesioni agli appartai radicali di diversi soggetti.
Da tempo si sente parlare della loro salvaguardia, ma finora, anche gli interventi realizzati di recente, benché da considerare positivamente, sono stati blandi ed al di sotto dei livelli di tutela necessari alla loro conservazione. Infatti, ci si è limitati ad interventi di potatura sul secco ed alla rimozione dei tavoli, ma non sono state opportunamente delimitate le aree di rispetto e creati percorsi pedonali obbligati; manca inoltre un’adeguata sorveglianza che possa evitare atti vandalici ed il ripetersi del taglio dei rami per alimentare i barbecue, a cui, insieme alla realizzazione di tavoli, sembra sia stato dato il maggior rilievo negli interventi di valorizzazione dell’area. Per quanto ho potuto constatare, gli interventi attuati non sono neppure serviti a sensibilizzare la popolazione, ed ora che i tavoli realizzati sotto gli olivastri sono stati rimossi e la zona ristoro è stata trasferita nella vicina sughereta, le loro cavità sono divenute più apprezzate dei bagni.
Se capita di visitare il sito, specialmente all’inizio della settimana, è possibile imbattersi in vistose tracce di lauti banchetti (piatti di plastica e rifiuti sparsi ovunque) o del passaggio di novelli sposi che, dopo aver probabilmente fatto un bel servizio fotografico, lasciano sparsi ovunque nastrini e coccarde. E’ evidente che sulle azioni di salvaguardia e valorizzazione degli alberi monumentali, oltre alla mancanza del più banale rispetto che dovrebbero avere tutti i frequentatori, ci sia un vuoto culturale di fondo, che impedisce, al di la dei buoni propositi, di attuare in modo deciso le elementari azioni di salvaguardia e valorizzazione dei nostri patriarchi verdi.

Mentre solo di recente è stata approvata una legge nazionale che tutela gli alberi monumentali (Art. 7, legge n.10 del 14.01.2013, che per l’abbattimento o il danneggiamento degli alberi monumentali prevede sanzioni da 5.000 a 100.000 euro), in Toscana vige, dal 1998, una Legge Regionale (n° 60) per la salvaguardia e la tutela degli alberi monumentali di rilevanza paesaggistica, storica o culturale o legata a tradizioni locali (quindi anche religiosa), che prevede l’applicazione di idonee norme di salvaguardia e relative sanzioni per chi non le rispetta. La menzionata esperienza sulle cure prestate ai patriarchi di Villa Demidoff , avvenuta molti anni prima dell’approvazione di un’apposita legislatura, evidenzia che quando si capisce il valore degli alberi monumentali e si fa prevale il buon senso, non è necessario aspettare lo spauracchio legislativo per porre in essere serie azioni di tutela.

Mariano Cocco

8 COMMENTI

  1. Ed il vuoto culturale è sempre più profondo…
    Ormai nessuno tenta neanche di intervenire su un argomento che ai tempi di Pisolo faceva bisticciare mezzo paese..paese si, ma vivo. Oggi siamo un capoluogo di provincia, ma vorrei capire cosa chiude la bocca ai Villacidresi:
    paura?,delusione?, sfiducia?, rottura?..
    non certo rabbia e voglia di battersi…
    Pare che la partenza di Uomini come Ignazio o Don Giovannino abbia lasciato tanta gente senza voglia…rinunciatari di fronte alla arroganza dei nuovi
    Tribuni…sento rumore di palle che rotolano via…..

    • si, ai tempi di Pisolo e del “lavatoio.info” avevamo fatto grandi battaglie per l’ambiente, dagli ulivi ai rifiuti, dalla pineta ai boschi di magusu.. non abbiamo mai avuto l’eco delle istituzioni e abbiamo mollato..

  2. Il numero di Agosto della Gazzetta del Campidano del 1988 raccolse alcuni articoli sugli olivastri che fecero infuriare gli amministratori di allora,
    ma da allora ad oggi un pò di parole e, come al solito, qualche altro appalto, ma nemmeno un concreto intervento..A proposito, che fine ha fatto il famoso(ma sopratutto costoso) studio commissionato alla Università di Sassari??? nessuna notizia???più o meno come lo studio del traffico???
    L’opposizione urla le notizie, sbatte i pugni per informare del cattivo uso dei soldi pubblici!!!ho sentito tremare i vetri del comune per la veemenza della nostra Opposizione!!!Ma forse erano i meteorismi di una sazia digestione???
    Cosa ne è stato delle interrogazioni senza risposta?? forse anche lì un accordo di grandi intese????
    Saprete senza dubbio che un altro progetto è andato in appalto per la pineta…una bella fabbrica di SantAnna,

  3. L’0PP0SIZIONE è una parte del consiglio che deve fare da controllore, e anche da suggeritore e proporre argomenti costruttivi,
    Ma questa maggioranza è guidata da persona brava nel governare ma ancor più brava a non rispondere alle interrogazioni e a sviare alle domande non in sintonia ai loro progetti, insomma sono abituati alla prepotenza.
    Solo il richiamo del Prefetto gli ha un po’ spaventati e condotti alla retta via, ma basta un attimo x continuare nel loro lavoro amministrativo a senso unico.
    Il timone è tenuto stretto e guai a chi lo tocca,q1uesto è la loro trasparenza amministrativa, e non consideriamo quella morale… piena di lati oscuri e tenebrosi.

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