Sospeso un giornalista, ecco perché l’Unione Sarda oggi non è in edicola

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Oggi l’Unione Sarda non è in edicola. L’azienda ha sospeso un giornalista per cinque giorni e l’assemblea dei redattori ieri ha proclamato lo sciopero.

Ma cos’è successo di così grave? I giornali on line raccontano l’episodio che ha scatenato la bufera in termini assai vaghi. Per Casteddu On Line “il cronista sportivo Nando Mura”, ha avuto “uno spiacevole diverbio avuto con la collega degli Spettacoli Francesca Figus, che è anche la figlia del direttore del giornale”.

Per Sardinia Post “la sospensione è legata una segnalazione inviata da una collega di Mura, FrancescaFigus, su un episodio spiacevole intercorso tra i due. I fatti sarebbero accaduti circa un mese fa, alla presenza di altri tre giornalisti (in realtà sono due, ndr). Questi ultimi si sono espressi a favore di Mura, parlando di un semplice equivoco, ma l’azienda ha ritenuto veritiera la versione fornita da Figus, figlia del direttore del quotidiano, Paolo”.

Per Cagliaripad “la decisione della redazione è stata presa per protestare contro la sanzione inflitta dall’azienda ad un redattore, sospeso per cinque giorni, a partire dalla prossima settimana, in seguito a comportamenti non ritenuti leciti nei confronti di una collega”.

“Spiacevole diverbio”, “episodio spiacevole”, “comportamenti ritenuti non leciti”: e cioè? Cos’è successo in redazione? Perché un giornalista è stato sospeso per cinque giorni? Molto semplice: lo scorso 8 marzo la giornalista Francesca Figus è andata dal direttore (che, incidentalmente, è anche suo padre) per denunciare che in redazione, al suo passaggio, il collega Mura si era (come dire) strofinato i gioielli di famiglia. Il famoso gesto apotropaico, insomma, quella monetina che hai sempre in tasca e che non trovi mai. Neeeh!

Al giornale scoppia subito un casino perché i due giornalisti testimoni dell’episodio (peraltro da tutti ritenuti di grande correttezza e onestà intellettuale) negano totalmente l’accaduto, dichiarando addirittura di non essersi nemmeno accorti del passaggio della collega! Il gesto non c’è mai c’è stato, ci mancherebbe altro! Però la ragazza conferma le accuse, dicendo che ormai in troppi dicono in giro che lei “porta sfiga”. È vero? In realtà nessuno neanche in redazione ha mai sentito in giro questa voce. Boh!

Subito si riunisce l’assemblea dei redattori e l’indicazione è di tenere la questione sotto assoluto silenzio. Tuttavia, tra lo sconcerto di qualche collega di Santa Gilla (“Ma chi cazzo te l’ha detto?!”), l’umile tenutario viene a conoscenza in tempo reale del casino, e in ogni caso preferisce non scrivere nulla, derubricando la ridicola vicenda come “scazzo di redazione” che poi in un modo o nell’altro si risolverà.

La questione però è delicata, al giornalista è arrivata una lettera di contestazione e lui si deve giustificare. Interviene il sindacato, si tengono riunioni anche con i rappresentanti dell’editore Sergio Zuncheddu. E comunque alla fine, dopo diverse riunioni, il casino sembra rientrare. La storia non è uscita dalla redazione, i panni sporchi si sono lavati in casa. Tutto sembra chiarito, gli animi sono più distesi, il giornalista viene chiamato dall’azienda e tutto finisce in gloria, tutti contenti e andate in pace, “perché alla fine è stato un equivoco, e se viene fuori una cosa del genere ci perdiamo tutti la faccia”. Meno male.

Tutti contenti? Evidentemente no. Ieri, il fulmine a ciel sereno: al giornalista incriminato arriva una lettera con cui gli vengono notificati cinque giorni di sospensione dal lavoro, e in un passaggio gli si dice anche una cosa del tipo “e ringrazia che poteva anche andarti peggio”.

L’assemblea dei giornalisti si riunisce subito, la decisione di proclamare lo sciopero viene presa immediatamente.

Domani l’Unione Sarda tornerà in edicola e il comitato di redazione (l’organo sindacale interno) spiegherà con un documento perché oggi il più importante quotidiano sardo non è uscito.

Per il sindacato dei giornalisti (che probabilmente interverrà sulla vicenda con una nota) l’azienda non poteva intervenire sulla questione perché con il diritto del lavoro non c’entra nulla. Non solo: la sanzione appare spropositata, visto che il contratto prevede che l’azienda possa richiamare i giornalisti che sbagliano prima con un richiamo verbale, poi con uno scritto, con la sospensione per cinque giorni e infine con il licenziamento.

Certo, è sconcertante che l’editore Sergio Zuncheddu non comprenda che uno sciopero del genere mette in ridicolo il giornale e fa crescere la tensione interna, in una fase molto difficile in cui invece servirebbe unità di intenti. Ma forse l’intenzione dell’editore è proprio questa: continuare a additare i giornalisti come i principali responsabili della crisi del gruppo, fomentare le divisioni, soffiare sul fuoco delle tensioni. Spostare l’attenzione dalla crisi del giornale a vicende insignificanti come questa per poi un giorno avere la possibilità di attuare il suo piano (neanche tanto segreto) di ridimensionamento della redazione dell’Unione Sarda.

Ma la crisi dell’editoria è profondissima e può essere affrontata solo con misure intelligenti e condivise; e non basta certo toccarsi i coglioni per sperare di evitarla.

Vito Biolchini

Fonte: vitobiolchini.it

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